Un foglio bianco chiamato Alzheimer LA VITA SENZA RICORDI
di Elisabetta Valeri
Un nuovo studio, tutto italiano, apre scenari interessanti sulla diagnosi preventiva di una malattia che, sempre più, distrugge
il genere umano nei suoi aspetti più intimi: i ricordi e gli affetti. La demenza di Alzheimer
prende il nome dal
neurologo tedesco che nel 1907 ne descrisse,
per la prima volta, i sintomi. Si tratta di uno sfilacciamento
progressivo
delle funzioni cerebrali e colpisce le
capacità cognitive, fino ad annullare le facoltà
di parlare e
pensare. L' Alzheimer, negli ultimi anni, sta lentamente
salendo
nella sfortunata classifica delle cause
di decesso. Dal 6° posto, detenuto per lungo tempo, nell' ultimo decennio
si è affacciata sul podio tallonando gli eventi cardiaci
e cardiovascolari ed il cancro. Da uno studio recentemente pubblicato su Neurology, la rivista dell' American Academy of Neurology (AAN), emergono, infatti, i preoccupanti numeri. Viene evidenziato l'illusorio dato rilevato sui certificati di morte, riportando la causa nell' immediato del decesso ed oscurando come la demenza sia sullo sfondo di tali eventi. In realtà il motivo rilevato della morte, riconosciuto nella compromissione degli organi vitali, è una mera conseguenza degenerativa della malattia.
Lo studio, condotto su persone dai 65 anni di età in su, ha preso in esame un campione di 2.566 soggetti sottoposti ad una verifica annuale per l' Alzheimer ed il risultato ha rivelato che, dopo una media di otto anni, 1090 partecipanti sono morti. Questa allarmante crescita esponenziale delle malattie neuro-degenerative irrompe a contrastare l' idea che
sia un fenomeno esclusivamente legato all' età matura. Evidenzia, inoltre, come la maggior parte dei governi
sia impreparata ad affrontare una tale epidemia: solo 13 Paesi hanno attuato un piano nazionale sulle demenze.
Una notizia positiva, però, arriva in questi
giorni ed è frutto di un risultato del nostro Paese. l ricercatori dell' Università Cattolica del Sacro Cuore - Facoltà di Medicina e Chirurgia 'A.. Gemelli" di Roma, quelli dell' "Ospedale
Fatebenefratelli" di Roma e l' "IRCCS" (Istituto Centro San Giovanni
di Dio Fatebenefratelli Brescia), hanno scoperto che la presenza nel
plasma
di determinate concentrazioni di metalli
"liberi", cioè non legati
a proteine e
quindi
in grado di raggiungere il cervello, altera le sinapsi ed intacca il sistema
nervoso. Con un semplice esame del sangue è possibile prevedere il rischio di
ammalarsi di Alzheimer.
l risultati positivi di
tale
scoperta sono stati sperimentati su 141
persone colpite da
un lieve declino cognitivo, quindi molto probabilmente futuri malati di Alzheimer, e per quattro anni, tramite i prelievi
del sangue, è stato monitorato il rame libero nel plasma. Il legame tra malattia e concentrazione di metalli è stata accertata. Il rischio di ammalarsi di Alzheimer è tre volte maggiore nei soggetti con molto rame libero nel sangue rispetto a quelli che ne hanno con valori stabili. Questo studio, ovviamente, non risolve il problema di una malattia ancora per certi versi sconosciuta, proprio perché inerente un organo delicato come il cervello, ma può aiutare a diagnosticare, in maniera preventiva, la predisposizione ad ammalarsi di demenza. Il progetto futuro è capire in che maniera la riduzione di questi livelli di metalli, attraverso uno stile di vita ed un regime alimentare attento, potrà incidere sulla prevenzione della malattia. Parte integrante della somministrazione saranno gli integratori alimentari, come lo zinco, che favoriscono lo sviluppo nell'organismo di alcune proteine, le metallotioneine, capaci di legarsi al rame in circolo e ridume il suo valore negativo. Il test è già in uso al Policlinico Gemelli e verrà diffuso anche in tutte le altre strutture che si occupano del fenomeno Alzheimer. Certamente è una mano tesa alla speranza per tutte le famiglie costrette ad affrontare questo terribile mostro che rende estranei
i parenti
più cari. Più tempo per combattere la malattia
significa
la possibilità
di scoprire
nuove soluzioni per arginare la demenza, magari per debellarla definitivamente. Più tempo significa altre pagine di vita da scrivere e altri ricordi da custodire, per non dimenticare!