*** I sindacati Rai scioperano insieme l’11 giugno ***
Il sindacato LIBERSIND Conf.SAL ha condannato con fermezza il sarcasmo del Presidente del Consiglio Renzi che commentava la dichiarazione del prossimo sciopero affermando che gli spiaceva solo che se fosse stato annunciato durante le elezioni avrebbe preso il 42,8% dei voti! Il sarcasmo non ha cittadinanza, se non è addirittura offensivo, quando si parla di posti di lavoro. Vendere un’azienda come Rai Way o contenere i costi per le Sedi Regionali con accorpamenti o altro, non è certo un’azione da fare a cuor leggero, pensando che dietro ci sono donne e uomini con le loro famiglie.
Renzi continuava: ”confrontiamo i numeri e quanto costano la sedi regionali. Vogliono venire a fare una discussione su questi numeri? La facciamo!” Ma cos’è, una sfida? I mali dell’Italia vengono da Rai Way e dalle Sedi Regionali? Ma non sa Renzi che la RAI si poggia proprio su questi pilastri? E’ dalle Sedi Regionali che vengono i contributi del territorio ed è con la loro capillare presenza che le informazioni vengono veicolate, in tempo reale, dal posto più sperduto del suolo italico alla sede centrale per essere poi diffuse fino all’ultima baita ed il tutto grazie a Rai Way che si fa carico di trasportare e diffondere il segnale radiotelevisivo.
Il Presidente del Consiglio dovrebbe ricordare che la RAI, grazie alla contabilità separata, è creditrice di ben 300 milioni all’anno che il Ministero non paga perché si ferma all’entità del canone incassato. Il Direttore Generale, in Commissione di Vigilanza, ha dichiarato che il credito di cui si parla non viene messo a bilancio perché ritenuto non esigibile, ma questo non dovrebbe impedire di provare a richiederlo!!!
In pratica se il credito è certificato significa che RAI produce più servizio pubblico di quanto ne paghi il Governo: è così, Direttore? Ma se questo è certificato si può dedurre che RAI stia già contribuendo con ben 300 milioni all’anno, altro che farsi prelevare altri 150 milioni!!!!! Perché il CdA RAI, oggi come ieri, non prende questa posizione in difesa dell’Azienda che li paga? Da che parte stanno il CdA RAI, il DG Gubitosi ed il Presidente Tarantola?
Quanto c’è dei “cantieri” che il DG Gubitosi ha illustrato ai Sindacati nella ratio del DL che decurta ben 150 milioni alla RAI? Perché anche loro non reagiscono insieme ai Sindacati all’imposizione di un Decreto che da molti è ritenuto incostituzionale? Il LIBERSIND Conf.SAL, scende in piazza in difesa della RAI, di quello che rappresenta nel Paese Italia e nel mondo ma soprattutto in difesa delle lavoratrici e dei lavoratori RAI che non meritano questi attacchi del Presidente del Consiglio.
Il LIBERSIND Conf.SAL, con le altre Organizzazioni Sindacali, scenderà in piazza l’11 giugno per tutelare la Democrazia in Italia e i posti di lavoro. Essi stanno organizzando a Roma una grande manifestazione con la partecipazione massiccia di tutti i lavoratori del Gruppo RAI e di quanti amano ed hanno a cuore la più grande aziende culturale del Paese sotto attacco del Governo e non difesa dalla propria Dirigenza.
Renzi continuava: ”confrontiamo i numeri e quanto costano la sedi regionali. Vogliono venire a fare una discussione su questi numeri? La facciamo!” Ma cos’è, una sfida? I mali dell’Italia vengono da Rai Way e dalle Sedi Regionali? Ma non sa Renzi che la RAI si poggia proprio su questi pilastri? E’ dalle Sedi Regionali che vengono i contributi del territorio ed è con la loro capillare presenza che le informazioni vengono veicolate, in tempo reale, dal posto più sperduto del suolo italico alla sede centrale per essere poi diffuse fino all’ultima baita ed il tutto grazie a Rai Way che si fa carico di trasportare e diffondere il segnale radiotelevisivo.
Il Presidente del Consiglio dovrebbe ricordare che la RAI, grazie alla contabilità separata, è creditrice di ben 300 milioni all’anno che il Ministero non paga perché si ferma all’entità del canone incassato. Il Direttore Generale, in Commissione di Vigilanza, ha dichiarato che il credito di cui si parla non viene messo a bilancio perché ritenuto non esigibile, ma questo non dovrebbe impedire di provare a richiederlo!!!
In pratica se il credito è certificato significa che RAI produce più servizio pubblico di quanto ne paghi il Governo: è così, Direttore? Ma se questo è certificato si può dedurre che RAI stia già contribuendo con ben 300 milioni all’anno, altro che farsi prelevare altri 150 milioni!!!!! Perché il CdA RAI, oggi come ieri, non prende questa posizione in difesa dell’Azienda che li paga? Da che parte stanno il CdA RAI, il DG Gubitosi ed il Presidente Tarantola?
Quanto c’è dei “cantieri” che il DG Gubitosi ha illustrato ai Sindacati nella ratio del DL che decurta ben 150 milioni alla RAI? Perché anche loro non reagiscono insieme ai Sindacati all’imposizione di un Decreto che da molti è ritenuto incostituzionale? Il LIBERSIND Conf.SAL, scende in piazza in difesa della RAI, di quello che rappresenta nel Paese Italia e nel mondo ma soprattutto in difesa delle lavoratrici e dei lavoratori RAI che non meritano questi attacchi del Presidente del Consiglio.
Il LIBERSIND Conf.SAL, con le altre Organizzazioni Sindacali, scenderà in piazza l’11 giugno per tutelare la Democrazia in Italia e i posti di lavoro. Essi stanno organizzando a Roma una grande manifestazione con la partecipazione massiccia di tutti i lavoratori del Gruppo RAI e di quanti amano ed hanno a cuore la più grande aziende culturale del Paese sotto attacco del Governo e non difesa dalla propria Dirigenza.
AUMENTI ZTL : quando un'azione dall'apparenza positiva produce un grosso danno...
A volte sembra proprio che chi ha il potere di decidere e
modificare le cose pubbliche intervenga senza accendere il cervello. Eppure stiamo parlando di gente che il
cervello l’ha usato bene, quando si è trattato di coinvolgere centinaia di
migliaia di persone per farsi eleggere. Il Sindaco Marino ha da poco varato,
per Roma, un provvedimento che eleva il costo di una licenza di accesso alla
zona ZTL, centro storico e “dintorni”, fino al 1000%. Avete letto bene,
significa 10 volte di più. E – inoltre – all’improvviso! Molti penseranno: “Ben fatto!”. Però loro non
abitano e non lavorano in centro, e pensano che ogni cosa è giusta se solo dà
idea di rispetto per l’ambiente. Ignorano, invece, che quasi sempre questo tipo
di decisioni sono demagogiche e opportuniste. Ma in questo caso siamo arrivati
all’insensato! Il centro storico di Roma è una piccola città nella città:
impensabile percorrerlo a piedi o trasportare nello stesso modo merci e strumenti
vari di lavoro. Se vivere in centro è un
privilegio, questo non può diventare una colpa!
E parliamo di chi ci vive. Ma
vogliamo pensare a chi ci lavora? Operai per manutenzioni e assistenza;
impiegati e mille altri. Inoltre il centro è sede del Parlamento, del Senato,
Del Viminale, del Quirinale, quindi non è solo il centro di Roma ma il centro
d’Italia. Giornalisti, cameramen e supporto di tutti i rappresentanti dello
Stato, incaricati di diffondere le notizie importanti che partono tutte da lì,
non diciamo che dovrebbero essere agevolati, ma tartassati certamente no! Non tutti sanno (o pensano) che la
stampa, la televisione e l’informazione sta subendo, come e più degli altri, la
crisi. Paghe in ribasso, rimborsi centellinati, e ora? Come garantire l’informazione con un ostacolo
così tosto, servito come niente fosse dal nostro primo cittadino? E come non
sospettare sull’interesse di incentivare con quest’azione l’utilizzo di un servizio comunale alternativo
(il car sharing), affiancato ormai da nuovi concorrenti comunque legati
anch’essi al Comune in qualche modo?
La questione ormai è stata comunque sollevata da chi è attento a queste cose (ancora i sindacati: Libersind-Confsal e Cna) e lo stesso Codacons avrebbe avviato un’azione collettiva promettendo ricorso al TAR. Ma è proprio necessario dover combattere per ottenere che un diritto logico (e comunque già ben pagato) non debba essere sfruttato fino a diventare estorsione, proprio da chi dovrebbe essere il paladino dei suoi cittadini, e di quelli del centro in primis?
M.O.
La questione ormai è stata comunque sollevata da chi è attento a queste cose (ancora i sindacati: Libersind-Confsal e Cna) e lo stesso Codacons avrebbe avviato un’azione collettiva promettendo ricorso al TAR. Ma è proprio necessario dover combattere per ottenere che un diritto logico (e comunque già ben pagato) non debba essere sfruttato fino a diventare estorsione, proprio da chi dovrebbe essere il paladino dei suoi cittadini, e di quelli del centro in primis?
M.O.
ARIA NUOVA
di Maurizio Oliviero
Partecipare al comizio di Grillo, a San Giovanni, è stata
comunque una sorpresa: per chi di comizi se ne intende e per chi non ne ha mai visto
uno. La cosa inaspettata consiste nella normalità e nell’accordo che vi
aleggiava e forse è dovuta alla campagna operata invece dai media, nell’affibbiare
a questo gruppo epiteti che rimandano al “terrore” della rivoluzione francese
o, peggio, al periodo preparatorio dell’avvento di Hitler: il peggiore
dell’intera storia umana. Wilde suggeriva che fosse meglio far parlar male di
sé che essere ignorati. Grillo deve aver capito la stessa cosa e siamo certi
che avrà valutato tanta generosa disapprovazione, da parte dei suo avversari, come
dopotutto un tipo di gratuita promozione. Non c’era Hitler, su quella piazza, venerdì.
E nemmeno Babbo Natale, anche se a guardarlo bene ci assomiglia! Ma c’era tanta gente, gente di ogni tipo,
grillini o no ma tutti con un’esuberante voglia di cambiare, con lui o senza di
lui.
Siamo abbastanza grandi e smaliziati per non credere al primo cantastorie che promette le solite impossibili meraviglie per fregare i voti dello stesso popolo di cui non gli importa. Parole montate e costruite, che evidenziano per convenienza i vantaggi dei vari programmi sottacendo soltanto l’impossibilità di realizzarli. Demagogia, si chiama. Tentata estorsione, diremmo noi. Ma la cosa nuova è che oggi, dopo millenni di vita da pecore, la massa si è improvvisamente svegliata. Merito forse della sofferenza che, con la crisi, in molti hanno conosciuto per la prima volta; forse delle bugie, che grazie allo sviluppo della tecnica hanno cominciato a venir tutte scoperte; o del coraggio, trovato in sé da tanta gente che nemmeno sapeva di averlo perché semplicemente non aveva mai avuto bisogno di tirarlo fuori.
Di fatto, il cambiamento c’è e si vede ma non è nei politici: è nella gente. Non sappiamo quanto ci sia di vero nelle promesse di ogni partito, nemmeno in quelle di Grillo. Ma siamo certi che il popolo non è più quello che si può riempire di menzogne per sfruttarlo fino al midollo. Chi vuole governare dovrà sicuramente fare i conti con questa realtà nuova. E sarà un bene per tutti.
Siamo abbastanza grandi e smaliziati per non credere al primo cantastorie che promette le solite impossibili meraviglie per fregare i voti dello stesso popolo di cui non gli importa. Parole montate e costruite, che evidenziano per convenienza i vantaggi dei vari programmi sottacendo soltanto l’impossibilità di realizzarli. Demagogia, si chiama. Tentata estorsione, diremmo noi. Ma la cosa nuova è che oggi, dopo millenni di vita da pecore, la massa si è improvvisamente svegliata. Merito forse della sofferenza che, con la crisi, in molti hanno conosciuto per la prima volta; forse delle bugie, che grazie allo sviluppo della tecnica hanno cominciato a venir tutte scoperte; o del coraggio, trovato in sé da tanta gente che nemmeno sapeva di averlo perché semplicemente non aveva mai avuto bisogno di tirarlo fuori.
Di fatto, il cambiamento c’è e si vede ma non è nei politici: è nella gente. Non sappiamo quanto ci sia di vero nelle promesse di ogni partito, nemmeno in quelle di Grillo. Ma siamo certi che il popolo non è più quello che si può riempire di menzogne per sfruttarlo fino al midollo. Chi vuole governare dovrà sicuramente fare i conti con questa realtà nuova. E sarà un bene per tutti.
AFFONDA BARCONE, MOLTE VITTIME - STOP.
di Maurizio Oliviero
Quando una notizia, anche la più
sensazionale, viene a ripetersi quotidianamente, il suo effetto emozionale
scema. Ci si abitua a tutto, infatti: durante
una guerra, qualsiasi strage viene considerata routine.
Sul territorio italiano, oggi, guerre non ce ne sono ma bollettini di strage sì. Le produce il mare, viene detto, depersonalizzando il “cattivo”. Quasi come non ci fosse. Subito dopo, in ogni articolo, viene evidenziato il lato umano della vicenda. E quello è l’unico aspetto purtroppo ben rappresentato.
E’ infatti umano, e giusto, provare pietà per delle persone che senza colpa si trovano a subire terribili sofferenze, fisiche e morali. Ad ognuno di noi viene in mente che, se fosse nato in una realtà simile, avrebbe rischiato la stessa sorte.
Ma i suggerimenti della “pietas” non bastano. E la stampa, limitandosi a sottolineare quelli, induce purtroppo la massa a non apporre l’attenzione dove andrebbe realmente concentrata. Perché i problemi, quando sono così gravi, vanno affrontati all’origine, se vogliamo almeno provare a risolverli.
“L’Europa se ne frega”, si dice. E in effetti è così, perché difficilmente qualcuno si alza per andare ad aprire la porta, se vede che lo sta facendo un altro. Finché noi rimarremo attivi nel fornire i primi soccorsi, i continentali sicuramente continueranno a mettere il problema tra le “cose da fare”.
Se tante persone rischiano la vita in mare pur non essendo eroi, per inserirsi dopo infinite sofferenze in un mondo che immaginano come il paradiso ma sanno bene che non li accoglierà con i fiori, a casa loro devono avere problemi enormi e questo si sa. Ma non saremo forse noi i colpevoli, nel crear loro un’illusione che cozza decisamente con la realtà che troveranno in Europa?
L’aumento di sbarchi e naufragi è la conferma della politica sbagliata fin qui adottata. La politica infatti serve a risolvere i problemi nel lungo termine, non solamente ad organizzare un salvataggio come fosse un caso isolato. Verso drammi che hanno spesso grandezza di catastrofi, come la morte di centinaia di persone (e bambini!), non è sufficiente accorarsi o indire, come a Catania l’anno scorso, un lutto “cittadino” che sa di ipocrisia (visto che avrebbero dovuto indirlo le città di origine dei defunti) ma attivarsi per informare i malcapitandi (già tartassati dai racket locali di tipo mafioso che estorcono loro 1.500€ per un viaggio senza cabina climatizzata) su cosa li attende, rimpatrio compreso.
L’”esibizione” delle istituzioni in questa vicenda, consistente nell’evidenziare il loro zelo di soccorritori, rischia inoltre di creare un altro danno: l’inasprimento dell’ostilità sommersa, originata da un sentimento che nessuno confessa, deprecabile ma reale e diffusissimo, ovvero il razzismo residente nel DNA umano. Sentimento che purtroppo viene alimentato e non soffocato da tanto buonismo, specialmente in questo periodo in cui noi stessi soffriamo per una crisi economica epocale e una sensazione, non tanto ingiustificata, di abbandono da parte delle istituzioni: “pensate a loro e trascurate noi?”. Non crediamo ci sia materia che provochi più ipocrisia di questa sull’immigrazione clandestina. Non abbiamo sentito nemmeno un politico (salvo i leghisti) non criticare le (esplicitamente poche) dichiarazioni ostili contro questa gente, ma nemmeno uno che abbia proposto di prenderne a casa sua qualcuno (fanno i santi con un’aureola in prestito). Il problema richiede ormai un’impellente soluzione. Siamo curiosi di conoscerne la forma.
Sul territorio italiano, oggi, guerre non ce ne sono ma bollettini di strage sì. Le produce il mare, viene detto, depersonalizzando il “cattivo”. Quasi come non ci fosse. Subito dopo, in ogni articolo, viene evidenziato il lato umano della vicenda. E quello è l’unico aspetto purtroppo ben rappresentato.
E’ infatti umano, e giusto, provare pietà per delle persone che senza colpa si trovano a subire terribili sofferenze, fisiche e morali. Ad ognuno di noi viene in mente che, se fosse nato in una realtà simile, avrebbe rischiato la stessa sorte.
Ma i suggerimenti della “pietas” non bastano. E la stampa, limitandosi a sottolineare quelli, induce purtroppo la massa a non apporre l’attenzione dove andrebbe realmente concentrata. Perché i problemi, quando sono così gravi, vanno affrontati all’origine, se vogliamo almeno provare a risolverli.
“L’Europa se ne frega”, si dice. E in effetti è così, perché difficilmente qualcuno si alza per andare ad aprire la porta, se vede che lo sta facendo un altro. Finché noi rimarremo attivi nel fornire i primi soccorsi, i continentali sicuramente continueranno a mettere il problema tra le “cose da fare”.
Se tante persone rischiano la vita in mare pur non essendo eroi, per inserirsi dopo infinite sofferenze in un mondo che immaginano come il paradiso ma sanno bene che non li accoglierà con i fiori, a casa loro devono avere problemi enormi e questo si sa. Ma non saremo forse noi i colpevoli, nel crear loro un’illusione che cozza decisamente con la realtà che troveranno in Europa?
L’aumento di sbarchi e naufragi è la conferma della politica sbagliata fin qui adottata. La politica infatti serve a risolvere i problemi nel lungo termine, non solamente ad organizzare un salvataggio come fosse un caso isolato. Verso drammi che hanno spesso grandezza di catastrofi, come la morte di centinaia di persone (e bambini!), non è sufficiente accorarsi o indire, come a Catania l’anno scorso, un lutto “cittadino” che sa di ipocrisia (visto che avrebbero dovuto indirlo le città di origine dei defunti) ma attivarsi per informare i malcapitandi (già tartassati dai racket locali di tipo mafioso che estorcono loro 1.500€ per un viaggio senza cabina climatizzata) su cosa li attende, rimpatrio compreso.
L’”esibizione” delle istituzioni in questa vicenda, consistente nell’evidenziare il loro zelo di soccorritori, rischia inoltre di creare un altro danno: l’inasprimento dell’ostilità sommersa, originata da un sentimento che nessuno confessa, deprecabile ma reale e diffusissimo, ovvero il razzismo residente nel DNA umano. Sentimento che purtroppo viene alimentato e non soffocato da tanto buonismo, specialmente in questo periodo in cui noi stessi soffriamo per una crisi economica epocale e una sensazione, non tanto ingiustificata, di abbandono da parte delle istituzioni: “pensate a loro e trascurate noi?”. Non crediamo ci sia materia che provochi più ipocrisia di questa sull’immigrazione clandestina. Non abbiamo sentito nemmeno un politico (salvo i leghisti) non criticare le (esplicitamente poche) dichiarazioni ostili contro questa gente, ma nemmeno uno che abbia proposto di prenderne a casa sua qualcuno (fanno i santi con un’aureola in prestito). Il problema richiede ormai un’impellente soluzione. Siamo curiosi di conoscerne la forma.