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LA NATURA SELVAGGIA DI CLAUDIA CAPODARTE

"Aquatic Creature "

di Maurizio Oliviero

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Siamo con Claudia Capodarte. Noi la conosciamo da anni e sappiamo molto delle sue autentiche avventure in giro per il mondo e in particolare sotto tutti i suoi mari. Claudia ha realizzato tante imprese ma vanta un merito in particolare: quello di aver infranto il muro che ha da sempre separato l’uomo dagli animali più tradizionalmente ostili, divenuti il vero spauracchio del nostro immaginario: ha stretto amicizia e ha accarezzato e abbracciato, nei loro territori e non in cattività, squali di ogni specie, razze e mante, balene, murene giganti e belve terrestri come leoni, orsi, gorilla, addirittura un anaconda! Ha dimostrato con i fatti, tutti documentati da incredibili filmati, che questo muro, che credevamo dovuto ad un’insormontabile mancanza di comunicazione, in realtà non era stato innalzato da quegli animali ma proprio dall’uomo.
Ora Claudia è ripartita verso i suoi amici e Libernews ha deciso di seguirla passo passo nella nuova avventura. Nel Mare di Cortes, all’imboccatura del Golfo della California, sta organizzando i prossimi incontri e noi li testimonieremo in diretta e/o in differita. Nel frattempo  proponiamo, insieme all’intervista, un paio di brevi filmati che la rappresentano; altri li posteremo a breve.

Libernews: Ciao Claudia! Noi ti conosciamo bene; vuoi presentarti però da sola?
Claudia Capodarte: Certo! Come sai, la mia attività è quella di documentarista della natura. Ho girato il mondo insieme a mio fratello Leonardo, regista e autore delle riprese subacquee di ben 150 documentari fatti insieme. Che dire, ancor più che una passione, la mia è stata proprio una missione, quella di divulgare le bellezze della natura meno facili a quante più persone possibile.

L.: Sappiamo che sei una “figlia d’arte”: tuo padre, Franco, è stato per lunghi anni direttore di Mondo Sommerso e direttore dei servizi giornalistici subacquei della RAI, e probabilmente hai “masticato” di mare fin dalla culla… Tu pensi che ha contribuito solo l’ambiente ad influenzarti, o proprio il tuo DNA?
C.C.: Sicuramente la famiglia mi ha influenzata ma io credo che il richiamo del mondo selvaggio si avverta dentro di sé appena capita di venirne accolti, anche da piccoli. Quando caddi a sei anni da una barca nel mare agitato i miei genitori mi videro riemergere felice e sorridente.

L.: E loro, i genitori, non hanno cominciato a preoccuparsi nemmeno quando la tua passione ti ha spinto verso animali davvero pericolosi?
C.C.: Guarda, non so se per fiducia o incoscienza, mi hanno sempre incoraggiata. Quanto agli animali, devo dire che il mio trasporto verso il mare è dovuto proprio alla loro presenza, non cercavo l’acqua ma il suo contenuto…

L.: Quindi alla ricerca degli animali marini… ma solo di quelli? E come è cominciata?
C.C.: No, in realtà di tutti gli animali selvaggi, dal deserto alla giungla. Forse la spinta iniziale l’ho avuta proprio dalle riprese. Sono nata nel periodo del boom dei documentari: i miei riferimenti, all’epoca, erano Bruno Vailati, Folco Quilici e poi il grande Cousteau. Era l’epoca dei grandi reportage di Mondo Sommerso, quando gli inviati speciali andavano a scoprire per la prima volta gli ambienti delle Maldive e delle Seychelles.

L.: Eri piccola quando hai conosciuto Jacques Cousteau? E come ti ha accolta?

C.C.: No, forse ero già teenager, avevo tanto entusiasmo che l’empatia sbocciò immediata. La mia prima domanda fu “Comandante, come posso fare per conquistare la fiducia dei delfini selvatici?”. Lui rimase colpito e mi spiegò che dovevo muovermi come loro, e avrei visto venire da me i grandi animali del mare. E così è nata la mia grande avventura alla ricerca dei giganti di tutti i mari. Sono stata la prima donna, in Italia, a nuotare e conquistarmi l’amicizia della balenottera comune del mediterraneo, la più grande al mondo dopo quella azzurra, parlo di 20 metri di animale…

L.: In che zona?

C.C. Al largo della Sardegna, 12 miglia fuori dell’Asinara. Mi tuffai in acqua da sola e vidi una specie di sommergibile venirmi dritto incontro; allora mi sono immersa nel blu dell’alto mare…

L.: Proprio come noi che altrettanto coraggiosamente saremmo andati dall’altra parte saltando in barca!
C.C.: …E lei si è avvicinata girandosi su un fianco e dando inizio al mio amore senza fine per le balene in genere. Dopodiché mi sono prefissa altre mete: anzitutto volevo infrangere un tabù, quello degli squali mangiatori di uomini, cosa non vera. Ho dimostrato in tante occasioni che anche con essi è possibile instaurare un rapporto, a patto di riuscire a rispettare certe regole di comportamento.

L.: Ah, meno male, allora possiamo stare tranquilli facendo il bagno! Naturalmente scherziamo, perché nonostante il tuo incoraggiamento un incontro con gli squali potrebbe solo servirci per imparare a… correre sull’acqua!

C.C.: Beh, non nego che si debba stare attenti. Io, per esempio, con la balena ho percepito dentro di me quella voce che poi tutti abbiamo sentito registrata dagli studiosi come richiamo di quell’animale. Perché? Perché la natura selvaggia, chiamata Wilderness, è un mondo parallelo al nostro ma in realtà era il nostro vero mondo, mentre quello in cui viviamo oggi è un mondo artificiale. Parallelamente, questi animali continuano a vivere in un ciclo vitale perfettamente naturale che noi ci ostiniamo a non ascoltare e non conoscere. Per entrarvi basta infrangere il muro ma per farlo bisogna crederci e sentirlo spontaneamente.                                                                                                      

L.: Facci capire meglio. Come comunichi con questi animali, come stabilisci questo rapporto eccezionale?
C.C.: Le balene, come tutti sanno, emettono ultrasuoni di richiamo potentissimi, che però non sono udibili dalle nostre orecchie. Io quindi ho con esse un contatto telepatico. Le sogno prima di incontrarle, le penso intensamente e dopo un po’ compare lo sbuffo in mare.

L.: Telepatia significa che se tu la guardi lei si volta a guardare te, come succede anche fra noi uomini?
C.C.: Sì! E questo mi succede anche con i cani per strada. Io li noto e loro si voltano a guardare direttamente verso di me, dentro la macchina. Però devo dire che, come gli uomini, anche gli animali hanno una propria personalità, che li rende diversi uno dall’altro anche nelle reazioni verso di me, che non sono scontate. Però il mio feeling deve essere buono, visto che ho conquistato a distanza di tempo tutti e due i cuccioli di balena che ho incontrato…

L.: E fra tutti gli animali, includendo quelli terrestri, qual è quello che ha maggiormente sviluppato questa dote naturale di sensibilità verso gli uomini? A occhio, ci verrebbe da pensare ai delfini…
C.C.:  Guarda, tutti gli animali sono sensibili ma devo dire che in effetti i delfini ci riconoscono come “cugini”, riferito ovviamente al fatto che siamo mammiferi come loro, che sanno di non essere pesci, tanto che, se riusciamo a farci accettare, ci consentono di diventare parte del branco. I delfini sono così particolari perché hanno una struttura sociale complessa come noi ed amano interagire.

L. Se abbiamo ben capito, quindi, i delfini ti accettano per comportamento, non per aspetto, ovvero, se tu riuscissi a nuotare alla loro velocità ti accetterebbero come uno di loro, ignorando il razzismo verso il tuo aspetto diverso.
C.C.: Sì, in un certo senso è così.

L.
: E ci sono, in giro per il mondo, altre donne come te, nei confronti degli animali?
C.C.: Sì, ci sono ma si contano con una mano…

L.: Eppure, dalla tua femminilità, diremmo che tu sia ben contenta di essere donna, è così? Oppure hai desiderato di essere uomo, magari in qualche frangente?
C.C.: Mai! Forse gli animali riconoscono anche questo, la grazia nei movimenti che mi viene anche dalla danza, la mia femminilità al 100%... Ho fatto innamorare di me un lamantino che non mi mollava più!

L.: Tu hai lavorato quasi sempre in coppia con tuo fratello, che è un ottimo sub, sappiamo. E’ strano, per noi, vedere due fratelli con lo stesso feeling, specialmente se di sesso diverso. Vuoi dirci qualcosa di lui?
C.C.: Leonardo è un grandissimo documentarista, oltre che sub. Anche lui ha uno splendido rapporto con gli animali, e senza di quello non saremmo riusciti nelle nostre tante imprese. Lo ricordo sul fondo di una secca, attorniato da decine di squali, tranquillo come si trattasse di una festa tra amici… Siamo stati insieme in molte trasmissioni ma in particolare è stata Geo di Rai3 a trasmettere la maggior parte dei nostri documentari…

L.: Ma ti abbiamo vista con animali dalla natura certamente meno sensibili di questi mammiferi… Era un anaconda, se non andiamo errati?
C.C.: E’ vero. L’anaconda sono riuscita ad avvicinarlo grazie a un uomo speciale, vissuto sempre nella giungla amazzonica. Lui l’ha catturato e lo teneva stretto al collo e il serpente si è lasciato accarezzare e prendere in parte in braccio. Evidentemente sentiva l’amicizia perché avrebbe potuto stritolarci entrambi, era lungo oltre 3 metri…

L.: Già, se non avessi visto il filmato con i miei occhi non ci crederei… Ma con tutte queste belve, non ti sei mai fatta neanche un graffio?
C.C.: Beh, una volta gli squali mi hanno morso i capelli…

L.: Quindi questi che vedo sono di una parrucca?
C.C.: Ma no! Non era cibo e li hanno sputati! Ma da allora non li ho tenuti più sciolti…

L.: Ma, tornando a noi uomini, mi viene spontanea una domanda: un uomo non ha mai provato a fermarti?  Non ha mai avuto paura per te? E se succedesse adesso, secondo te, per amore, ti potresti fermare?
C.C.: La risposta è no, nessuno ci ha mai provato, nemmeno in famiglia. E credo che non ci sarebbe riuscito. E lo stesso è se capitasse adesso. Il mare è il mio amore più forte…

L.: Senti, sappiamo che stai per partire per una nuova avventura: ce ne vuoi parlare un attimo?
C.C.: Guarda, parto proprio domani per il Messico. Si tratta di un esperimento, provare a documentare tutto quello che succede vivendo in una zona del Pacifico a contatto tutti i giorni con colonie di leoni marini e altri animali della zona del Mare di Cortes, nella Baha California, una zona a cavallo tra deserto e mare che Cousteau definì l’acquario del mondo. Inoltre avremo a poca distanza, dall’altra parte della stretta penisola, l’oceano aperto, dove passano le balene ed altri giganti. La cosa bella di questa costa è che ci sono molte colonie di leoni marini che vivono in una condizione particolare perché lì non hanno molti nemici, come gli squali del mare di Cortes e quindi sono più propensi a socializzare. Allora (ce lo dice entusiasta e sorridente) voglio farmi accettare da una di queste colonie e raccontare tutto quello che accade, una specie di On the road dell’Oceano.

L.: Possiamo stare tranquilli, almeno questa volta? E’ pericoloso?
C.C.: Io dico sempre che a volte è più pericoloso trovarsi su un’autostrada piuttosto che in mezzo agli animali perché, lo ripeto, con questi puoi comunicare: se sono riuscita a farlo con gli squali, che sono la specie più pericolosa…

L.: Allora possiamo anticipare ai nostri lettori che Libernews ha intenzione di testimoniare sulla rivista questa spedizione che stai per fare nel mare di Cortes, pubblicando in un reportage a puntate le tue esperienze in arrivo. Compatibilmente con i problemi tecnici, inoltre, vorremmo addirittura creare una diretta proprio da laggiù, affidata a te, che andrebbe in onda sul giornale on line verso sera (considerando le 9 ore di fuso), nella quale potrai raccontare lo stato della spedizione. Ti va l’idea?
C.C.: La trovo splendida!

Buon viaggio e buona fortuna da tutti noi, Claudia!
        


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