La Concordia ormai è miseramente demolita ma con questo vecchio articolo vogliamo lasciare il ricordo di alcune verità un po' troppo trascurate...
E la nave va… Chissà cosa avrebbe scritto il grande Fellini,
al nostro posto, per commentare l’ultimo, triste (ma non romantico) viaggio di
una nave che ha costruito il suo carisma solo dopo che è affondata,
differentemente dal Titanic e dall’Andrea Doria, miti del mare prima di essere
travolti dallo stesso tragico destino.
La Costa Concordia la conosceva solo chi ci aveva fatto una crociera.
Oggi, invece, la sua fama ha fatto il giro del mondo, come la più grande nave
passeggeri mai naufragata. Ora la perderemo del tutto, smontata in vili
pezzettini, e la sua immortalità resterà solo nei ricordi di una bruttissima
storia. Sulla quale ci vengono in mente alcune considerazioni.
L’incidente. – Quando, in tempi lontani dalla crisi, con la
nostra barca a motore (che pescava un metro) navigavamo lungo le coste italiane,
compreso quella del Giglio, conoscevamo e temevamo ogni scoglio. La Sardegna e
la bassa Corsica erano lo spauracchio dei “piccoli” capitani ma anche al Giglio,
attorniato da acque più profonde, si stava ben attenti. La Costa Concordia pescava 10 metri e aveva a
bordo, invece che le nostre scarse dieci, 4200 persone. Questo non è bastato
per creare a nessuno del cospicuo gruppo di imbecilli che avevano il compito di
manovrarla neanche una parte delle nostre ansie di diportisti. Beati loro. Non
parliamo solo di Schettino, che fra l’altro tutto faceva (beato ancora lui)
tranne che stare in plancia (una plancia larga 35 metri!). Chiunque abbia
pilotato la nave in quel momento ha dimostrato che l’uomo non è migliore del
pilota automatico, che evita da solo le rotte di collisione. Non pensiamo, al
contrario di tanti, che Schettino sia un comandante incapace, anzi. Le sue
colpe sono altre e molto più imperdonabili. In questa fase, la prima è stata
quella di… non esserci, affidandosi a subordinati che doveva conoscere come
incapaci (invece di dirlo solo al processo) ma cui ha affidato addirittura la
gestione di un’operazione difficile come l’”inchino”, per “scopi” suoi che
dovrebbero riguardare solo sua moglie ma che in quel momento hanno riguardato,
oltre agli altri, 32 persone che stavano per morire.
Il panico. –
Schettino è un mezzo uomo e glielo diremmo in faccia. Noi diportisti non abbandoneremmo neanche un gattino se stessimo
affondando ma lui è scappato con la nave piena di gente! E nemmeno la famosa
telefonata minatoria di De Falco l’ha convinto a ripensarci. Ma di che aveva
paura? Era il primo a dover sapere che la nave ormai non poteva affondare
perché appoggiata e poteva fare l’eroe gratis. La sua discolpa, dirigevo le operazioni dal basso, ci
ricorda la famosa barzelletta del comandante dell’aereo in fiamme che parla ai
passeggeri dal suo gommoncino già in mare.
Singolare, infine, guardando dove si trovava il relitto, in buona parte
emerso e a pochi metri dal porto, che i morti siano stati così tanti. Questo dimostra che la gente non ha
iniziativa e dovrebbe convincere gli addetti sull’importanza dell’equipaggio,
quando lo si sceglie. Consoliamoci: se la nave si fosse girata al contrario (i
motori – elettrici – erano spenti e Schettino non ha potuto fare proprio niente
di quello che ha raccontato al riguardo come suoi meriti) sarebbe affondata del
tutto e in fretta e i morti sarebbero stati migliaia.
Il Giglio. – L’isola si è lagnata molto della presenza del
relitto. Noi crediamo che al contrario la popolarità che glie n’è tornata
superi ampiamente il disagio. La Costa Concordia stava fuori del porto, davanti
a una scogliera e non ad una spiaggia, visibile bene da terra. Non ci sembra
che turisticamente sia stato un danno, anzi ha dato all’isola una notorietà
internazionale (anche se non conosciamo i dati dell’incoming precisi).
Allontanamento e demolizione. Il metallo non è vero che inquini
il mare ma se così fosse dovremmo recuperare tutte le navi affondate e sono decine
di migliaia (per un peso complessivo infinitamente maggiore di quello della Concordia).
Quello che inquinava (gli olii) fu estratto subito. A conferma, le analisi dell’acqua,
anche di questi giorni, sono molto incoraggianti. Allora perché portar via e
recuperare un oggetto così inutile? Il salvabile, in due anni, è stato salvato.
Il rottamabile è stato correttamente in questi giorni trasferito per lo
smaltimento su una chiatta. Il resto? Per il resto, per demolirlo altrove,
spendiamo (o obblighiamo gli armatori a spendere) un miliardo di euro? Ma quanti
relitti ci compriamo, con un miliardo? Dovessimo ricostruirla, pure pure… Ma
per demolirla, non conveniva farla a pezzi e portarla al largo, affondando i
residui a mille metri di profondità, casette per abitanti marini e inquinamento
zero? La ruggine viene riassorbita lentamente nel tempo dal mare, di per sé
ricco di minerali. Se tutta l’operazione
è un modo per inventare posti
di lavoro, allora ditelo. Ma che sia giusto spendere un miliardo per gettare lontano
un inutile rottame, raccontatelo a qualcun altro…