Incontro con Giovanni Reale, barbiere di giorno, pittore di notte
di Maurizio Oliviero
Arriviamo all’appuntamento incuriositi dai racconti sul
nostro intervistato, che ci ha segnalato l’amico Benito Corradini, grande
esperto d’arte. Giovanni Reale è un pittore ma il suo studio ha qualcosa che
sorprende. Dietro Piazza Cavour, a un ponte di distanza dal centro storico di
Roma, entriamo in un negozietto tappezzato di quadri impressionisti ma non
solo. Al centro della piccola sala troneggiano… due poltrone da barbiere! Forse
il nostro pittore è un testimonial del superrealismo, un neoavanguardista che
interpreta l’arte perfino con oggetti classici e funzionali. Niente di tutto
questo. Giovanni è un uomo minuto ma si rivelerà una sorpresa. E’ un barbiere e
per prima cosa si offre di sistemarci la capigliatura, forse a nostra insaputa
non perfettamente a posto. Le poltrone sono vere ma i quadri alle pareti ci
hanno convinto che il pittore deve esserlo altrettanto. Siamo rimasti d’acchito
colpiti dall’effetto visivo creato da ogni dipinto che avevamo davanti.
Libernews: L’arte nasce da bambini, magari quando si viene
attratti da qualche disegno in particolare e dalla voglia di rifarne uno, o attraverso
un incontro, un’esperienza di vita avuta da grandi? Giovanni Reale: Io ho iniziato ad amare l’arte all’età di 20
anni, quando conobbi un maestro, un pittore, che praticamente dipingeva i suoi
quadri sulla musica di Beethoven: cavalli in corsa, l’incendio di Roma. Me ne
innamorai, comprando quest’ultimo, ancora lo ricordo, per 150.000 lire! La
passione per l’arte era sbocciata, ma perché io cominciassi a dipingere
passarono altri anni. Fu l’incontro con Remo De Angelis, un pittore di quei
tempi, a spingermi a provare. Di giorno lavoravo, allora lui mi disse di farlo
di notte… Iniziai con soggetti semplici, finché non comprai l’occorrente per
l’acrilico e provai a stendere una pennellata. La trovai bellissima.
L.: Quindi non ha fatto
una scuola di pittura? G.R.: No, sono un autodidatta ma penso che l’arte sia
immaginazione: per esempio, essendo un trapiantato renale, sono abituato a
prendere molte pasticche. Ebbene, io le vedo e le immagino colorate , sensuali,
dinamiche e le chiamo pastiglie della felicità. Andando avanti, mi sono
ispirato alla natura. Le mie tele le chiamo nature
immortali. Dove c’è il movimento della terra, della materia, della musica,
della danza, dei colori, delle forme… Io dipingo di notte e allora entro in una
specie di trance.
L.: Questi quadri
crescono man mano che vengono dipinti o li ha già in testa prima di cominciare? G.R.: Diciamo che mi ispiro a tutto ciò che è natura: animali,
foglie, fiori e persino le pietre…
L.: Perciò quando lei
vede una coccinella le si costruisce in testa una tela… G.R.: Sì, e man mano vado avanti a svilupparla, partendo sempre
da una tela bianca.
L.: Le è capitato di
interrompere un dipinto e di buttarlo perché non le piaceva? G.R.: E’ difficile, proprio perché io parto da un’ispirazione
spontanea e naturale e non da uno sforzo mentale: e sono iniziate così anche le
“esplosioni cosmiche”, che sono
quadri geometrici, immagini spaziali che evocano il senso di un’esplosione.
L.: E nell’esplosione
cosa vede, distruzione o cambiamento da una realtà precedente a un’altra
successiva attraverso questo fenomeno? G.R.: No no, la mia è un’esplosione gioiosa, proprio il
contrario della distruzione.
L.: Ma in quest’Italia
così ridotta, lo spazio su cui può contare l’arte di chi non è ancora famoso esiste? Parliamo di
commercializzare le opere… G.R.: Certamente sì perché si tratta di quadri interessanti e
appetibili.
L.: E la valutazione di
un prodotto così originale come nasce? G.R.: Di solito lo decidono le aste.
L.: Senta, abbiamo preso
quest’appuntamento nel suo negozio, che è un negozio speciale. Entrando sembra
una galleria, con i suoi quadri su ogni parete, ma a guardar bene… G.R.: …E’ una barbieria! Io nasco come artigiano, sono arrivato
a Roma da Caltanissetta che avevo 17 anni, dopo un po’ di tirocinio mi sono
stabilito qui a Piazza Cavour (l’indirizzo
preciso è Via Federico Cesi 19 ndr), e proprio qui son passati tanti
artisti: Roberto Benigni, Aldo Fabrizi, Carmelo Bene, Carlo Delle Piane,
Gabriele Lavia… La passione per la pittura me l’ha inculcata un amico, Tommaso
De Meo. Abbastanza di recente, nel 2003, ho iniziato la mia attività pittorica
che è diventata subito intensa. Sono venute le mostre al Museo Crocetti, al
Museo Mastroianni, al Museo delle Mura e tanti altri.
L.: Lavorando di giorno, però,
quando dipinge? G.R.: Di notte!
L.: Tutte le notti? G.R.: Sì!
L.: E come si vedono, i
colori, di notte? G.R.: Sono eccezionalmente belli
L.: Ma usa
un’illuminazione speciale o le vecchie lampadine ad incandescenza? G.R.: Proprio quelle! E mi bastano per creare la “danza dei
colori” che vede…
L.: E le tele, di solito,
di che grandezza le sceglie? G.R.: Mah, 70x100, 50x70, 100x150 fino a qualcuna di due metri…
L.: E con che tecnica? G.R.: Olio, acrilico, tempera
L.: Bene, progetti per il
futuro? G.R.: Ovvio che prima di morire mi piacerebbe sfondare con i
miei quadri. Ultimamente sono stato coinvolto ad usare le mie fantasie come
design commerciale, creando linee di vestiti e perfino di scarpe, borse, foulard…
L.: Queste che vediamo
sul suo opuscolo?
A noi sembrano belle e interessanti, cosa ne pensano i
nostri lettori?