Un tempo la vita era più semplice. Bastava sedersi a tavola e alimentarsi era un gioco da ragazzi. Ora l’informazione ci ha sovrastato di notizie, di paure e false certezze. E quello che è ancora peggio, non possiamo riposare su una nuova conoscenza acquisita che è già diventata vecchia o, ancor più grave, scopriamo che era falsa. Radicali liberi, antiossidanti,cibi biologici, cibi OGM, polifenoli, e altre diavolerie entrano nei nostri piatti a volte togliendoci addirittura il piacere di quello che mangiamo. La realtà è ancora più complessa. Ultimamente il mondo della alimentazione è stato stravolto dalle conoscenze giunte dal mondo della genetica che hanno rovesciato il concetto statico che si possedeva sui nostri geni. Infatti si è scoperto che i geni possono essere letti ed amplificati oppure nascosti e silenziati secondo le influenze di tantissime sostanze chimiche, ormoni, farmaci e anche gli alimenti. La decodificazione del genoma umano e lo sviluppo di alcune tecnologie genetiche hanno spalancato le porte alla conoscenza del ruolo svolto dagli alimenti sulla maggiore o minore espressione di alcuni geni (o sull’induzione di mutazioni) e di conseguenza sulla protezione da alcune malattie come il tumore e altre malattie degenerative o al contrario sulla possibilità che determinati nutrienti, o sostanze contenute negli alimenti, possano agire in direzione contraria nel favorire tali patologie. L’applicazione di tutti questi concetti, e in particolare quelli relativi alla genomica, ha portato a coniare il termine di nutrigenomica che in senso lato definisce i rapporti esistenti tra il cibo ed il genoma. Una definizione più precisa identifica la nutrigenomica come quella disciplina che studia le conseguenze dell’azione dei nutrienti sui geni. La nutrigenetica, al contrario, analizza come un determinato assetto genetico possa condizionare la risposta dell’organismo di fronte ad un alimento. Molti studi sull’uomo e sugli animali hanno dimostrato come alcuni macromutrienti (zuccheri, proteine e acidi grassi) o micronutrienti (vitamine, calcio, acido folico,flavonoidi, carotenoidi ecc.) possono regolare l’espressione genica in molti modi. Non solo l’espressione di geni specifici, però, contribuisce alla salute cellulare e di conseguenza dell’organismo, ma anche la stessa integrità fisica e la stabilità del genoma nella sua interezza proteggono dalla comparsa di danni pericolosi. A questo stato di “salute genomica” contribuiscono i nutrienti in maniera determinante. Sia un eccesso che un difetto di molti di essi può favorire o impedire l’instaurarsi di alterazioni geniche che vanno ad incidere pesantemente sulla comparsa di alcune malattie, in particolare quelle degenerative o tumorali. L’acido folico per esempio, una vitamina consigliata in gravidanza per la prevenzione della spina bifida, riesce a “metilare” vale a dire a impacchettare il DNA rendendo più difficile la sua apertura e quindi ostacolando l’espressione di alcuni geni cosiddetti oncogeni perché, qualora senza controllo, possono favorire un rapido e anomalo aumento della riproduzione cellulare. Il butirrato, acido grasso a catena corta prodotto dalla fermentazione della fibra solubile al contrario, “acetilando” il DNA, favorisce il suo “spacchettamento” agevolando lo svolgimento delle eliche e la lettura ed espressione di alcuni geni cosiddetti “oncosoppressori”. Questi vengono così denominati perchè favoriscono la formazione di alcuni enzimi (glutatione S trasferasi) deputati alla sintesi di alcuni antiossidanti naturalli come il glutatione ridotto. Lo stesso dicasi per i broccoletti che contengono alcune sostanze (indolo-carbinolo e fenetil-isotiocianato) che favoriscono l’espressione di geni oncosoppressori per il tumore della prostata in base a dati pubblicati sul (British Journal of Chemistry) Alcuni cibi contengono sostanze che sono pericolose (come il metil-eugenolo, ed estragolo contenuti nel basilico) che ad alte dosi sono cancerogeni nell’animale. Molto più frequentemente alcune sostanze nocive sono prodotte della cottura come la acrilamide, gli idrocarburi policiclici e le amine aromatiche, o sono veicolate dagli alimenti come contaminanti chimici ( diossina) e svolgono un ruolo cancerogenetico. Anche la soia gioca il suo ruolo in questa partita con la genetica. Infatti, contenendo il genistein e la diadzeina, due isoflavoni che agiscono come fitoestrogeni proteggendo dal tumore della prostata e della mammella. Ma quale risvolto pratico possono riservarci questescoperte? Lo studio del genoma individuale potrà forse identificare quei soggetti che hanno delle singole mutazioni (SNPs) che lo espongono con maggiore frequenza ad una determinata malattia e quindi devono utilizzare con maggior frequenza alcuni alimenti . Per esempio chi è maggiormente predisposto al tumore della prostata secondo il genoma, sarà invitato a consumare maggiormente broccoli, soia e curry,. Chi è più predisposto all’infarto dovrà assumere più pesce, olio di oliva, frutta e verdura, chi invece è a rischio per il tumore del colon sarà più utile una dieta a base di fibra e verdure a foglia larga. In ogni caso è troppo presto per trarre conclusioni. Anzi, è opportuno denunciare una sorta di speculazione daparte di alcuni laboratori che sostengono di poter consigliare una dieta personalizzata corretta sulla base dello studio del genoma del singolo individuo quando le conoscenze in materia sono ancora agli albori. Anche se la strada probabilmente è quella giusta il cammino è ancora lungo e le certezze ancora troppo poche. L’unica certezza per noi italiani è che la dieta mediterranea offre le maggiori garanzie di prevenzione di malattie secondo alcuni dati epidemiologici (metanalisi di Sofi,2010). Dico per noi italiani perché per il nostro assetto genetico è la più congeniale. La nutrigenomica in futuro dirà se questo vale anche per altre popolazioni e fornirà dati più precisi anche per noi nell’ambito della scelta di quali alimenti della dieta mediterranea possono essere più congeniali ad un individuo rispetto ad un altro. Insomm, la la dieta mediterranea sfrutta per noi italiani i benefici della nutrigenomica in modo finora inconsapevole.
Dottor Luca Piretta
Medico-Chirurgo Specialista in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva Dottore Magistrale in Scienza della Nutrizione Umana Dipartimento di Medicina Interna e Specialità Mediche Sapienza, Università di Roma