Con questo
terzo piatto partiamo dal nord Italia;
più precisamente dalla Liguria, dove troviamo un’oliva speciale; la Taggiasca,
da cui deriva un pregiato ed elegante olio e ci dirigiamo verso la Sardegna raccogliendo
la ricotta Mustia così gradevole al palato dove crea subito un equilibrio con
quella vena piccante ed amarognola dell’oliva Ligure. Attraversiamo quindi il
mar Tirreno per arrivare nel Lazio: a Lariano, dove i due ingredienti vengono riversati
su una base di pane fresco , leggermente
scuro, appena sfornato ma, subito dopo, leggermente tostato. Infine atterriamo
in Campania, nel parco del Cilento, e da qui catturiamo una dolcezza unica, quella
del fico del Cilento che rende il tutto più equilibrato al nostro palato.
Ingredienti per 4 persone
- 4 fette di pane di Lariano scuro fresco - 120 gr di ricotta Mustia - 20 olive taggiasche - 1/2 spicchio d'aglio - 4 fichi freschi Bianchi del Cilento
- 1 cucchiaio colmo di aceto
balsamico - sale
- 6 cucchiai di olio extra vergine ligure da Taggiasche
- 12 perle di aceto balsamico - 5 foglie di erba aglina fresca della lunghezza di 15 cm.
Preparazione
Marinare le olive taggiasche snocciolate in un piatto fondo con l'olio e l'aglio fresco, spremuto per circa mezz'ora.
Metter poi da parte le olive in una ciotolina e frullare solo l'olio condito con un fico fresco senza buccia, un cucchiaio di aceto balsamico ed un pizzico di sale fino a creare una vinaigrette fluida ed omogenea.
Nel frattempo, con l'aiuto di una mandolina, tagliare la ricotta Mustia a lamelle sottili e metterle da parte nella ciotolina con le olive.
Lavare bene e tagliare gli altri due fichi a spicchi piccoli mantenendone la buccia. Mettere da parte anch'essi in un altro piatto.
Bruscare quindi le fette di pane fresco da ambedue le parti e, appena pronte, versarvi prima la vinaigrette e poi cospargervi sopra le olive e le lamelle di ricotta Mustia.
Adagiarvi infine gli spicchi di fichi messi da parte e presentare la bruschetta su di un piatto nero.
Servire ogni porzione con 3 perle di aceto balsamico disposte con
eleganza sopra gli di fichi.
Decorare il bordo di ogni piatto con altre lamelline di ricotta Mustia mischiata con erba aglina tritata finissimamente.
Il pane di Lariano E’ un pane speciale quello di Lariano, è unico, come unico è
il territorio dove si produce; il basso Lazio.Il paese di Lariano è circondato
da boschi di castagno ed è proprio con quelle fascine di castagno che si cuoce
in forno come una volta. E’ un pane
costituito da una miscela di grano tenero misto a grano tenero integrale. Viene
lievitato due volte partendo da una biga di lievito naturale. Il suo profumo e
la sua croccantezza lo caratterizzano e lo distinguono dai pani simili.
Dobbiamo ammettere che non solo fuori dal territorio laziale ma anche nel Lazio
stesso di imitazioni, anche mal riuscite, ce ne sono state tante e tante ancora
se ne trovano in circolazione. Fortunatamente
i produttori di Lariano si sono uniti in un’Associazione per la tutela di
questo prodotto per
garantirne, attraverso il logo, l’autenticità per il compratore. Questa Associazione ha permesso finalmente,
tramite la sua tradizione centenaria legata al territorio, di spingere questo manufatto ad ottenere il marchio IGP. Staremo a vedere, in attesa di
una burocrazia sempre più lenta ed inspiegabile.
Il fico
bianco del Cilento
E’ un
prodotto DOP del Cilento; una vasta zona che si affaccia sul Mar Tirreno, dove
sorge il famoso parco omonimo, per buona parte in provincia di Salerno. E’ un
patrimonio mondiale dell’Umanità. Famoso, per aver ispirato Omero nell’Odissea
come luogo dove Ulisse decise di farsi
legare all’albero Maestro della sua nave per ascoltare il canto delle sirene
che faceva impazzire tutti i marinai di passaggio facendoli rovinare sulle
rocce. Viene per lo più commercializzato essiccato, specialmente quello
prodotto a fine estate. Se ne producono circa 8000 tonnellate l’anno nel
territorio del Cilento e pochi frutti arrivano freschi fuori da questo
territorio di produzione. E’ un frutto molto antico; pare che risalga al sesto secolo avanti
Cristo e la sua origine è Medio orientale, quasi sicuramente Araba.
Le olive
Taggiasche
La taggiasca
è considerata una delle olive più gustose del Mediterraneo; ha un odore di
frutta matura ed è strepitosa per quella nota amarognola che si lega ad una
dolce piccantezza. Il suo retrogusto
lascia una nota di frutta secca legata molto ai pinoli. Con il suo olio, da
tempo ormai certificato DOP, tutto
diventa più raffinato e viene utilizzato perfino per aggiungerlo ad altri olii
extravergini per dargli quel tocco di eleganza che altrimenti non avrebbero. Il
suo nome viene dalla città di Taggia, in provincia di Imperia, dove ci sono le
più importanti coltivazioni
La ricotta
Mustia
La ricotta Mustia è un
prodotto sfizioso e particolare. E' leggermente affumicata, talvolta per
5-6 ore con erbe aromatiche ed ha insieme quel tipico sentore di ricotta
fresca artigianale e ricotta salata e stagionata. Viene prodotta solo ed
esclusivamente con latte di pecora e si presenta in forma cilindrica senza la
tipica crosta.
Il luogo dove nasce è la Sardegna; si trova in
tutta la regione; nello specifico, la maggiore produzione è in provincia di
Sassari
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Con quale vino?
I consigli del sommelier Alberto Anceschi
Il vino scelto per la ricetta di luglio, la ricca e originalissima bruschetta ideata da Stephen Cirillo, è un bianco di colore giallo paglierino, molto pregiato, la "Falanghina DOC del Taburno”, della azienda Torre del Pagus, famoso vitigno campano. Esso è stato scelto perché ha caratteristiche e proprietà organolettiche tali da abbinarsi con il piatto proposto, inoltre ha una bella struttura, nonché una alcolicità importante, di 14°, ideale per supportare e contrastare questa ricetta all'apparenza semplice ma nella realtà molto complessa e difficile da abbinare, proprio per la varietà degli ingredienti. La bruschetta di Stephen, infatti, di semplice ha poco, perché in realtà completa quella saporita fetta di pane bruscato di Lariano con ingredienti ricchissimi di sapori e odori come la vinaigrette di fichi e aglio con aceto balsamico; la ricotta Mustia; le saporitissime olive taggiasche, complicatissime da contrastare e infine la dolcezza dei fichi del Cilento. I sapori intensi della Falanghina derivano da una complessa procedura di vinificazione: al prodotto viene fatta effettuare una permanenza sulle fecce fini di fermentazione di circa 4 mesi, prima di essere preparato e imbottigliato. Questo conferisce al vino una struttura e un sapore al palato forte e complesso, al pari degli ingredienti della bruschetta. Al palato la Falanghina si presenta secco, sapido e fruttato, con note di mela verde; ha inoltre una giusta acidità per contrastare l'altrettanto complesso festival di sapori che si sprigiona da ogni boccone della squisitissima e complessa bruschetta dello Chef. Il risultato finale è un equilibrato concerto di sapori che si pareggiano con il pregiatissimo e consistente vino Campano.