Perché la Ferrari a Mosca? Verrebbe da chiedersi il motivo
di un’esibizione da baraccone, ora che la Russia sta per avere il suo primo “vero”
Gran Premio, a Sochi, il prossimo 5 ottobre. Questa “confusione” di realtà è –
crediamo – una delle ultime testimonianze che raccontano della differenza
culturale esistita fra i grandi paesi asiatici (Cina in primis) e l’occidente.
Voluta dallo sponsor Kaspersky (guida mondiale nel settore
antivirus) si è svolta a Mosca una cerimonia semplice ma esaltata dall’entusiasmo
del pubblico. Non era la prima ma riteniamo che sarà l’ultima. Il prossimo
anno, dopo aver assaggiato l’aspetto vero di questo sport, dubitiamo che la
gente si accontenti di un’imitazione alla lontana: la F1 era la Ferrari 2009 di cinque
anni fa; il pilota, Marc Gené, collaudatore della Casa ma più noto come
commentatore di Sky; il testimonial, Jean Alesi, ex pilota titolare ma in anni
in cui la maggior parte dei presenti non era ancora nata. I Russi presto non
meriteranno più soltanto gli avanzi dell’occidente, come dimostra anche la
presenza, nella massima formula, del pilota russo più giovane della F1 ma già
valutabile fra i migliori dieci, Daniil Kvyat.
Se vogliamo trovare il bello in ogni cosa, possiamo dire che
il fervore della gente è il segno dell’anima di un popolo così a lungo represso
e ormai pronto a liberarsi di ogni retaggio per tifare a cuore aperto verso quello
che lo attrae. Potremmo considerare – infine - che il tempo ha dimostrato, dopo
infinite resistenze, che i desideri della gente si dirigono verso le realtà che
fino a poco fa i loro governi hanno osteggiato e demonizzato in tutti i modi. E
così le Ferrari, auto da sogno e simbolo del più biasimato consumismo, sono
ambite ed acquistate, ancor più che da noi, dai nuovi ricchi, che
incredibilmente sono proprio Russi e Cinesi! Maurizio Oliviero