Da qualche anno a questa parte il dibattito
sulla situazione del settore automobilistico italiano sembra si sia concentrato
solo nello stabilire se Marchionne è un genio, un genio della finanza, un
furbacchione, un incompetente e chi più ne ha più ne metta. Come sempre si
fanno i conti senza l’oste, e cioè si affrontano i problemi, si fanno
dibattiti, tavole rotonde, quadrate o esagonali che siano…, in un universo di chiacchiere,
ma, mai e poi mai ,che si vada sul concreto
con numeri, quelli veri, alla
mano.
Bene, chiunque avesse a cuore il sistema Italia,
per capire che succede, per stabilire se ci sono e dove sono i geni, non
avrebbe altro da fare che andare diligentemente a prendere i dati di produzione
e da lì, basta una semplice occhiata, comprenderebbe facilmente quello che è
successo nel nostro paese, nel mondo dell’automobile, negli ultimi vent’anni
La realtà, la cruda realtà, è che non siamo più
un paese produttore di automobili, il resto sono chiacchiere. Gli stabilimenti,
gli operai, le catene di montaggio: finite o prossime a finire. Le tabelle che
allego danno già un’idea precisa della situazione, ma volendo riassumere la sostanza
è questa. Nel 2012, ultimi dati ufficiali, e parliamo di veicoli usciti fuori
dagli stabilimenti italiani, non veicoli con il marchio italiano, come ad esempio
la Fiat 500 (costruita in Polonia), si
sono prodotte 671.768 pezzi, di cui
396.817 automobili. Per trovare un numero simile occorre andare indietro fino
al 1960, quando la produzione toccò le 644.633 unità. Il picco ci fu nel 1989 con 2.220.774 pezzi.
Avete letto bene: oltre due milioni di pezzi. Dal 1960 in poi la crescita fu
costante e sostenuta. E dal 1967 al 2000 è oscillata fra 1,5 milioni e 2,0
milioni di unità. Se poi parliamo solo di automobili e non comprendiamo veicoli
commerciali e bus, la situazione si fa ancora più drammatica. Le oltre 396 mila
vetture prodotte nel 2012 sono di poco superiori alle 369.386 prodotte nel 1958.
Sì, proprio 1958, cioè stiamo parlando di quasi sessant’anni fa! Dal 1963 al
2003 la produzione di automobili è sempre stata abbondantemente sopra il
milione di pezzi, sino a sfiorare per lungo tempo i due milioni. Dal 2003
crollo verticale.
Tutto ciò vuol dire una sola cosa, che in
questi anni, e soprattutto dall’entrata in vigore dell’Euro, la produzione
italiana, di veicoli costruiti sul nostro territorio, è letteralmente affondata.
Qui parliamo di tonfi percentuali dell’ordine dell’ 80%. Vi rendete conto:
ot-tan-ta per cento !! Immaginiamo cosa questo può aver creato anche
nell’indotto, in quelle decine, centinaia di fornitori che, nel giro di pochi
anni, hanno visto la torta ridursi del 60-70, se non dell’80%. E non è che i
posti di lavoro, legati a queste realtà, e
persi, perché sono stati persi, non ci sono storie, siano stati miracolasamente
sostituiti da altri. No, sono spariti, punto.
Tanto per avere un termine di paragone, ricordo
solo che nel 2000 la produzione tedesca era di 5.526.615 unità, nel 2012 è
stata di 5.649.260 e nel 2013 dovrebbe essere cresciuta ancora un po’ a 5,718
milioni di pezzi. E la cifra non comprende gli stabilimenti stranieri dove si
producono auto tedesche. Solo l’Audi sembra che in Cina sia prossima a sfornare
mezzo milione di vetture l’anno. E comunque, tanto come assaggio, nel 2013 in
Cina si sono prodotti oltre 22 milioni veicoli.
La realtà è che, colpevolmente, non siamo più
un paese produttore di automobili. Abbiamo perso non solo la produzione come
numeri, ma anche una scuola, una tecnologia, un’abilità, che probabilmente non
torneranno mai più. Una volta sparite le vecchie maestranze e gli ultimi
ingegneri frutto di una scuola che una volta il mondo ci invidiava, ci arriverà
il conto. E sarà salato.