L'esoterismo in Dante
di Carlo Francia
L'appropriazione letteraria dell'opera dantesca nell'ultimo
secolo è stata enorme. L’influenza che essa ha esercitato è al
centro di tutte le tradizioni letterarie contemporanee in quanto tutti gli scrittori moderni sono stati profondamente attratti dal fascino di
Dante e soprattutto da quello esercitato dalla Divina Commedia.
È nell'area profonda e oscura della cultura dantesca, fatta dalle sue conoscenze ed esperienze personali, che affonda le radici uno dei fenomeni più curiosi e affascinanti della lettura dell'opera dantesca, quello che dal 1925, anno di pubblicazione del libro di René Guénon, L'Esotérisme de Dante, rende appunto il nome di "esoterismo di Dante". La grande stagione dell'esoterismo dantesco nasce con Gabriele Pasquale Giuseppe Rossetti (1783-1854), carbonaro e rosacroce, esiliato prima a Malta poi in Inghilterra per il suo appoggio agli insorti dei moti liberali del 1820, e padre del poeta e pittore pre-raffaelita Dante Gabriel Rossetti. Rossetti sostiene che Dante condivideva con molti suoi contemporanei, inclusi i poeti stilnovisti, e più tardi Petrarca e Boccaccio, un forte spirito antipapale, pur entro il Cristianesimo. Ma la durezza esercitata dalla Chiesa contro i suoi oppositori e contro qualsiasi forma d'eresia che culminò nella crociata contro gli Albigesi del 1208-29 e negli eccidi condotti da Simon de Montfort fece sì che questi gruppi di fedeli anti-papali cominciassero a usare un linguaggio cifrato, allegorico e anagogico, che poteva essere capito dagli affiliati ma non dagli inquisitori. Dante, in altre parole, voleva promuovere un rinnovamento della chiesa e del papato, ed era pertanto entrato a far parte di una setta segreta detta dei "Fedeli d'Amore", il cui fine era una riforma radicale della Chiesa in senso ghibellino e antipapale. Tramite l'uso di un lessico particolare, detto "della Gaia Scienza", e simulando un amore platonico per delle donne angelicate, che simboleggiavano i loro ideali politico-religiosi, questi poeti, sulle orme dei trovatori provenzali prima di loro, avevano recuperato la tradizione di una sapienza occulta che risaliva agli antichi Egizi e Greci e proseguita dai manichei, dai patarini e dai poeti siciliani della corte di Federico II. Per Rossetti, Beatrice si identifica con la filosofia, e Dante, nella Divina Commedia, esprime una filosofia essenzialmente pitagorica in forma di dottrina cattolica. Eugène Aroux nel suo studio Dante hérétique, révolutionnaire et socialiste: Révélations d'un catholique sur Le Moyen Age del 1854, propone la tesi che le opere di Dante siano fondamentalmente socialiste, rivoluzionarie ed eretiche in quanto la setta catara non era mai stata sconfitta in Italia, ma si era trasfomata in una specie di setta massonica ante litteram, preservando e trasmettendo certe dottrine atte a sovvertire l'autorità della Chiesa e dei governi civili. Nel 1865 esce uno studio del siciliano Francesco Paolo Perez, Beatrice svelata, che oltre a riprendere molte tesi precedenti sull'esoterismo di Dante insiste sull'interpretazione di Beatrice come la Sapienza santa del libro salomonico. La tesi è ripresa da Giovanni Pascoli e dal suo allievo Luigi Valli, il quale a digiuno di qualsiasi interpretazione esoterica, fa di Dante un eretico settario appartenente alla setta dei Fedeli d'Amore. Fu però René Guénon a isolare alcuni dei temi ermetici più importanti nella Divina Commedia. Guénon riconosce che Rossetti e Aroux furono i primi a segnalare questo esoterismo, ma essi credettero di poter concludere all'eresia di Dante, senza rendersi conto che il vero esoterismo è del tutto diverso dalla religione esteriore, che al limite troverà nelle forme religiose un modo di espressione simbolico. Passo per passo, e con la frequente allusione a simboli appartenenti alle più varie tradizioni, Guénon ci conduce nell'universo spirituale da cui scaturì la mirabile creazione dantesca. La struttura cosmica, le divisioni temporali e spaziali, i regni animale, vegetale e minerale, i numeri simbolici e le loro proporzioni, tutto rientra in un grande affresco di simboli che allude a un'esperienza iniziatica. Sulla scienza dei numeri in Dante, in particolare, lo studioso francese mette in chiaro come esistano paralleli significativi con numerosi altri ambiti tradizionali, inclusa forse persino la Qabbalah ebraica, ma con ben maggiore certezza il Pitagorismo, che fondava la sua scienza sui rapporti e le proporzioni dei numeri, più che sul valore numerico di caratteri dell'alfabeto. Lo studioso francese è costretto ad accennare poi a numerose implicazioni storiche, dalla distruzione dell'Ordine del Tempio alla nascita del Rosicrucianesimo e della Massoneria: questi e altri episodi vengono letti "tra le righe", cioè per quel che di sovratemporale e assoluto agì tramite essi. Una digressione assai interessante riguarda i Viaggi extraterrestri nelle differenti tradizioni (di questo infatti si tratta nel caso della Divina Commedia): con una serie di significativi paralleli, Guénon ci rammenta la sostanziale identità del viaggio dantesco con quelli descritti da Mohyiddin ibn Arabi, il più grande dei maestri spirituali dell'Islam: "Tali coincidenze, fin nei dettagli più minuti, non possono essere accidentali, e abbiamo più d'un motivo per credere che Dante si sia effettivamente ispirato, per una parte importante della sua opera, agli scritti di Mohyiddin". Nelle opere di quest'ultimo si trovano poi numerose immagini proprie di tradizioni millenarie, o meglio sarebbe dire della Tradizione Una: per questa ragione i critici sono giunti persino a pensare a influenze indiane su Dante. Anche la struttura del cosmo che si articola in tre mondi è tipicamente tradizionale, e si manifesta tanto nell'immagine di un sovramondo, il mondo terreno e un mondo infero quanto in quella di un sovramondo, il mondo terreno e un mondo etereo che mette i due precedenti in comunicazione. Ma queste due varianti corrispondono, come ben spiega Guénon, a una medesima struttura cosmica, in cui l'intero universo pare fondarsi sull'equilibrio ternario. Un altro aspetto di indubbio interesse riguarda l'interpretazione del ''ghibellinismo" dantesco. A tale proposito, Guénon sostiene che fare di Dante "un precursore del protestantesimo, o forse anche della Rivoluzione Francese, per il semplice fatto che fu un avversario del papato sul terreno politico, è misconoscere interamente il suo pensiero e non capir nulla dello spirito della sua epoca". Dante non è un semplice uomo del suo tempo: è portatore di un messaggio universale, poiché parla il linguaggio della metafisica, ossia quello simbolico. Quelle correnti dell'esoterismo che affondano le loro radici sin nei tempi di Dante (Rosicrucianesimo, Massoneria, certo "post-templarismo") e nel gruppo dei Fedeli d'Amore avrebbero invece subito un generale processo di involuzione e di rovesciamento, sino a divenire gli strumenti della controiniziazione e della sovversione: dunque ogni assimilazione è non solo arbitraria, ma del tutto errata. |