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Il Primo Papa

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Un nuovo musical con tematiche storiche religiose si affaccia sulla scena italiana: è l’opera musicale Il Primo Papa - La libertà di essere uomo, prodotta da SDT Music Entertainment con la regia di Marco Simeoli. Un lavoro che ribalta la visione classica per centralizzare il racconto nella figura di San Pietro. Per gli autori si è trattato di una vera e propria sfida: da una parte perché di Pietro, in fondo, non si sa molto, e dall’altra perché l’obiettivo principale è stato quello di mostrarne il lato più umano, fatto di scelte coraggiose e profonde, ma anche di dubbi e fragilità. Il percorso, insomma, di un uomo libero di scegliere, diviso tra gioie e tormenti, come accade a ciascuno di noi.

La prima rappresentazione di questo musical, in programma per il prossimo 25 aprile, si preannuncia come un vero e proprio evento. L’Arena di Verona farà infatti da splendida cornice a uno spettacolo di oltre due ore, con quindici attori, diciotto ballerini acrobati e dodici cambi di scena. Grandi protagoniste dello spettacolo saranno le musiche, composte dal maestro Tony Labriola. “Abbiamo visto la parte musicale come un colore - spiega Labriola - e abbiamo trovato le tonalità più adatte nell’incontro tra sinfonia e rock”. Sul piano della scenografia è stata scelta l’essenzialità: lo spettacolo sarà infatti giocato sulle atmosfere, con l’ausilio di proiezioni e un’attenzione particolare alle luci, curate da Marco Magrini.

La particolarità anche di questo evento è che l’incasso netto raccolto nella serata del 25 aprile, sarà interamente devoluto in beneficenza all’Elemosineria Apostolica Vaticana. “Il nostro desiderio – spiega il produttore Stefano Govoni - è quello di rendere quest’opera una specie di “ponte tra i popoli”, in linea con il messaggio di Papa Francesco. Ecco perché, dopo l’Arena, porteremo questo spettacolo a Cuba, poi ci sposteremo, se avremo l’autorizzazione, in Israele, e infine negli Stati Uniti, prima di tornare con un tour nelle principali città italiane”.

Intanto, tra gli obiettivi per il debutto del 25 aprile, figura quello di avere la presenza dello stesso Pontefice, a cui lo spettacolo è già stato presentato e che presto riceverà un invito ufficiale.  “Il nostro intento - dichiara Don Sergio Mercanzin, consulente del musical per i testi che sono stati già approvati dal Vaticano- è quello di andare incontro potenzialmente a tutti. Il testo è rispettoso della storia di Pietro, mette in luce il lato umano, ci mostra una figura di grandissimo fascino, sia per i credenti, sia per i non credenti”.

Il Primo Papa - La libertà di essere uomo

Una produzione SDT Music Entertainment

Regia di Marco Simeoli

Musiche originali di Tony Labriola e Stefano Govoni

Scritto da Stefano Govoni, Tony Labriola, Vittorio Costa, Marco Simeoli

Interpreti: Simone Sibillano, Heron Borelli, Mattia Inverni, Beatrice Buffardini, Eleonora Mazzotti, Luca Maggiore, Felice Casciano, Carmelo Gerbaro, Daniele Derogatis

Anteprima mondiale il 25 aprile 2015, ore 21, presso l’Arena di Verona.





Si scopron le tombe...

di Stefano Torossi


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Lunedì 30 giugno al Teatro Argentina “Prologo d’amore e arte per l’Italia Europea”, in apertura del semestre italiano. Titolo pomposo per un evento striminzito, poco professionale e inutile. Con qualcosa di buono, certo, ma si direbbe per puro caso.

La scaletta: davanti al Presidente della Repubblica e al Sindaco di Roma fioccano in apertura i soliti saluti istituzionali. Fra gli altri, il direttore del teatro, Calbi, fa un distinguo spagnolesco, dando a Napolitano dell’illustrissimo, e solo dell’illustre a Marino (accolto, quest’ultimo da un paio di sonorissimi fischi).

Poi si entra decisamente in filodrammatica. Le sorelle componenti il coro femminile “Le Querce del Tasso” straziano i Fratelli d’Italia, complice un pianista dagli accordi fantasiosi (tutti in piedi), per passare all’inno alla gioia dalla Nona di Beethoven, stessa pappa, con fisarmonicista aggiunta, Olimpia Greco (ancora tutti in piedi: è l’inno europeo).

Segue l’ingiustificabile, e inspiegabile monologo di un’attrice improvvisata, la signora Livia Pomodoro, di professione Presidente del Tribunale di Milano (pericoloso cambiare mestiere, anche solo per una sera), che, figurando di essere Melina Mercouri, finge di incontrare la Merkel e le spara una confusa pappardella politica di durata esiziale, il cui finale supera ogni decenza. Infatti, prima di salutarsi, Melina, per bocca della Pomodoro, svela alla Merkel la magica pozione del successo: un bicchiere di buona volontà, tre tazze di pazienza, due coppe di amore per l’Europa, e così via sbrodolando in perfetto stile Baci Perugina.

E questo accade davanti a una platea non di ragazzine romantiche ma di adulti seriosi, fra cui c’è il Presidente della Repubblica. Come responsabile del testo il programma denuncia il Dott. Alberto Meomartini (secondo noi passibile di arresto), Direttore e Presidente di varie importanti società, ma, come autore, giustamente e ci auguriamo ancora per molto tempo, ignorato dalla critica.

Maddalena Crippa, che pure, vista la connivenza con Peter Stein non dovrebbe mancare di indicazioni, recita, inspiegabilmente accovacciata sul palco come una ranocchia, “All’Italia” di Leopardi. La sapevamo brava; non stasera.

Poi tocca a Lorenzo Lavia, figlio del più noto Gabriele, che legge il Manifesto per l’Europa di Garibaldi, senza un’espressione, senza mai alzare gli occhi dal foglio, ma gesticolando nello stesso burattinesco modo di un altro figlio, Alberto Angela, del più noto Piero.

Insomma, una sfilata di niente e soprattutto totale assenza di regia. Abbiamo, come in altre simili occasioni istituzional-spettacolari, la sensazione che, una volta ordinato dall’alto il nome della star, tutto il contorno venga lasciato alla scelta fra le parentele o le amicizie di qualche segretaria di poca esperienza e scarno discernimento.

Finalmente entra il Grande Attore (qualche mala lingua potrebbe dire che lo è per eredità, essendo tutti gli altri passati a miglior vita). Albertazzi, ultranovantenne seduttore del palcoscenico, solo, appoggiato con civetteria a un bastone del quale si vede che non ha nessun bisogno, ma che brandisce ora come una spada, ora come una bacchetta magica, recita, sotto un unico riflettore e con il suo lieve accento toscano che ci sta benissimo, un canto dell’Inferno, quello di Ulisse.
Padrone assoluto della voce, del palco e del pubblico. Che ne è incantato.

Un altro momento (un po’ particolare e di sicuro involontario) ce lo offre, uscendo per qualche istante dall’avello, Valentina Cortese: foulard in testa, palandrana bianca con strascico, pause e birignao d’epoca. Si tratta di un brano, dannunziano nel senso peggiore del termine, di Testori: “L’Amore”, impresentabile, insopportabile e interminabile, commentato da un violoncellista che alterna con uguale indifferenza le suite di Bach e il cigno di Saint-Saens.
Datata, certo; Valentina è comunque un monumento a cui molto si perdona. Tanto, ormai, non cambia più.

Ritorna Albertazzi che, seduto su un capitello, rivive un lungo brano dalle Memorie di Adriano. Recitazione più naturalistica, racconta la mortale passione dell’imperatore per Antinoo.
Standing ovation e trionfale conclusione di una serata cominciata moscia. Sarebbe bello.

Invece no; riappare Olimpia Greco, che ci manda a casa con la Nona, già ascoltata all’inizio, ma stavolta in una versione per fisarmonica sola.
Da immaginare, ma se possibile non sperimentare.

Non ci resta che stendere il proverbiale velo pietoso.




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     CONCERTI

Tristano e Isotta, Eros e Thanatos, una fiamma senza tempo

Chi di noi almeno una volta nella vita non ha avuto l’occasione di leggere alcuni passi del romanzo più celebre della letteratura cortese, di matrice celtica, Tristano ed Isotta? Se l’abbiamo fatto, certamente la memoria ci riporterà a quel tempo in cui si avvertiva la musicalità di una storia avvincente, la bellezza di un amore celebrato, quello invincibile che superava le convenzioni e le leggi degli uomini ed oltrepassava la morte, quell’amore fatale, impossibile ed anche illegittimo, ma proprio per questo drammatico. Se vogliamo rivivere quelle emozioni, non possiamo perderci, in prima mondiale assoluta alle ore 20.30 del 13 giugno, presso l’Auditorium della Conciliazione, la rivisitazione in chiave moderna del film – concerto “Tristano ed Isotta, Eros e Thanatos, una fiamma senza tempo”.

Non a caso sono stati accostati ai nomi dei due innamorati, i personaggi mitologici  di Eros (Dio dell’Amore) e Thanos (genio maschile alato che personifica la Morte), poiché, come Freud insegna, le due figure classiche rappresentano rispettivamente la pulsione di vita e la pulsione di morte, ovvero solo unendosi possono dar vita all’energia chiamata passione, che muove le nostre vite. E sappiamo tutti quanta vita e quanto tormento ci sia nei due sfortunati amanti!

Per rappresentare la drammatica storia d’amore sarà allestita una scenografia virtuale, fusa in perfetta armonia con la melodia degli strumenti musicali dell’orchestra sinfonica dell’Europa Unita, in cui i due solisti, Rossana Tomassi Golkar e Marco Rogliano, interpreteranno rispettivamente, al pianoforte e al violino, i due protagonisti Tristano e Isotta.

Certamente i due artisti non hanno bisogno di presentazioni poiché Rossana è una pianista di fama internazionale, che ha iniziato in tenera età la sua brillante carriera, facendo della sua professione un’arte straordinaria, suonando in tutto il mondo, dall’Australia all’Europa, dal Giappone al Messico passando per gli Stati Uniti, mentre Marco è un eccellente violinista, con alle spalle importanti successi discografici, che si è esibito nelle più importanti sale del mondo, Nazionali e Internazionali, particolarmente impegnato nella valorizzazione del repertorio violinistico italiano del XIX e XX secolo.

Pertanto quale strumento migliore del violino potrà cogliere lo struggimento e la nostalgia che porta con sé la drammatica storia d’amore, e quale bellezza potrà avvolgerci in uno scrigno di emozioni se non il dolce suono del pianoforte? Entrambi gli artisti sono destinati, grazie anche ad un eccellente supporto visivo, a regalarci una favola sorprendente e ancora attuale, sviluppata su splendide note che evocano ricordi di un’epoca diversa, mentre a noi spettatori toccherà il compito di osservarne le tinte vigorose e romantiche, per aspirarne il profumo avvolgente e delicato di un tempo lontano, per poter apprezzare ancora una volta la favolosa meraviglia di un capolavoro immortale.


Barbara Manna
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