Omaggio a Jacques Prévert
(Art director Ferruccio Massimi)
Ferruccio Massimi, romano autentico nato in Via del Governo
Vecchio, scrittore e organizzatore di mostre, è nel nostro ufficio e ci racconta della
sua ultima fatica organizzativa, ma specialmente si parla di arte.
Libernews: Lei è nato e cresciuto a Roma, proprio nel cuore del centro storico… Ferruccio Massimi: In effetti sì e ne sono particolarmente orgoglioso. Crescere in centro è stato un piacere e un’opportunità: all’epoca di quando ero piccolo, parlo del ’55—’56, il rischio di diventare delinquente era concreto, nel vuoto della periferia, mentre penso che l’architettura, la cultura che ti accompagnava in centro, confrontarsi quotidianamente cioè con Bernini, Borromini, Della Porta, Pietro da Cortona, fosse oltre che un privilegio e un piacere, l’alimento della mente che ti consentiva di aggrapparti a qualcosa di bello per non cadere in una vita sbagliata. L.: Nessuno ama il centro come noi e per questi stessi motivi. Ma… glissons! Come arriviamo a Prévert? F.M.: Ho sempre amato leggere e potrei fare una lunga lista di “preferiti” ma devo dire che Prévert l’ho sempre avuto particolarmente nel cuore… L.: Per prenderne in prestito le poesie da dedicare alle ragazze? F.M.: Anche! Perché no? Ma in realtà la poesia d’amore è difficilissima per il rischio di cadere nel banale, cosa che lui non ha mai fatto. Brecht per esempio, un indiscutibile grande, vi si è cimentato ma senza la stessa efficacia. Forse Neruda potrebbe essere il vero contendente allo scettro, ma trovo che Prévert sia riuscito nell’impresa con più gioia, con più ironia… un altro temperamento. L.: Ci vuol parlare di questa mostra? F.M.: La mostra è itinerante, e dopo questa prima tappa presso l’UPTER di Roma, l’Università Popolare situata nell’ex cinema Rialto in Via IV Novembre, dovrebbe atterrare a Parigi. Non escludo però che potremmo fare sosta proprio alla Sapienza, alla Biblioteca Alessandrina dove ho fatto già cinque, sei cose… Il tema è questo di Prévert e molti artisti, anche di altissimo livello e molti giovani hanno partecipato con gioia. Salvo una o due eccezioni sono molto soddisfatto. Si trattava di dipingere una tela sul tema di una poesia del Maestro, riportando nel dipinto alcune parole del testo e sul retro l’intera poesia. L’idea parte da un pensiero mio degli anni 60, quando nella microscopica Piazza del Fico si giocava a scacchi, cosa rimasta valida tutt’oggi ma senza l’aura di allora. Veniva Marco Ferreri e Lucio Villari, aveva aperto da poco la Casa editrice La Terza a Palazzo Taverna e lì veniva l’editor di Vito La Terza; mangiavamo dopo chiuso il mercato e si spendeva pochissimo. Ho scritto un libro “Piazza del Fico – dove accaddero cose incredibili”… C’era un umore straordinario, si citava Garcia Lorca, Pablo Neruda, Bertolt Brecht, però il più gettonato era proprio Prévert perché era un po’ osé. Credo che sia stato uno dei poeti più impegnati contro il militarismo ma sempre con grande ironia. Consideriamo che ha fatto il militare e contro la guerra ha scritto molto. L.: Quindi il nesso fra Prévert e questa mostra di pittura a lui dedicata è un’ispirazione? F.M.: Prévert è stato un uomo che ha avuto la fortuna di conoscere tutti i grandi: Picasso ha voluto lavorare con lui come Mirò e tanti altri, era considerato ad altissimo livello. Quando nacque il surrealismo, Breton, Éluard, Tanguy e altri facevano le riunioni in casa sua a Montparnasse, quindi possiamo dire che il surrealismo è nato in casa di Jacques Prévert dove c’era anche il fratello Pier; poi si sono aggiunti altri amici come Yves Montand, Juliette Greco e così via; inoltre era stimatissimo nell’ambiente cinematografico francese “alto”, tant’è vero che volevano le sue sceneggiature tutti i più grandi registi francesi dell’epoca; addirittura gli chiedevano di partecipare come attore, perché era pure un bel tipo, da giovane. Andò a Hollywood, avrebbe potuto vivere ricco e famoso ma non volle, tornando ai suoi Champs Élysées, dove poi finì in coma cadendo da una finestra ma per fortuna si riprese. Inoltre ha composto molte canzoni, di fatto era un eclettico. L.: Tornando ai partecipanti alla mostra? F.M.: Li ho coinvolti anzitutto perché abbiamo dei trascorsi, ho organizzato altre mostre collettive importanti, per esempio su Mikis Theodorakis (che partecipò), su Vasco Pratolini, poi un ciclo sugli Indiani d’America che ha dato grandi risultati… Trovo che anche stavolta abbiamo avuto successo per la quasi totalità. Anche perché dipingere la poesia per un figurativo è un fatto normale ma per chi fa astrazione non è compito facile… Per esempio c’è un pittore di Vigevano che ha fatto un ritratto di Prévert eccezionale, tranne per la misura un po’ più piccola del dovuto perché da me voluta a 60x80 per questioni logistiche; ma non importa, per la prossima mostra gliel’ho fatto rifare… L.: Insomma, le hanno dato soddisfazione, questi artisti? F.M.: Beh, sì, alcuni sono anche importantissimi, di livello internazionale. Stavolta hanno esposto un dipinto per uno ma per la prossima sceglierò una decina di loro che porteranno la seconda opera, un terzo dei 27/28 partecipanti di oggi avranno due opere anziché una. Al di là di questo sono contento perché c’è una grande attenzione in giro, forse la gente sente il bisogno della poesia; in particolare l’arte italiana sta avendo un vero boom nel mondo, con prezzi da capogiro. Per esempio, che posso dire, guardiamo i cinetici: un “pezzettino” della misura di quel diploma di laurea poteva in origine valere, rapportato ad oggi, mille euro. Adesso è quotato 160.000 euro, e chissà dove arriveranno! Per non parlare di Manzoni, Fontana, Castellani, Bonalumi , che ormai superano tutti le cifre con sei zeri… Fontana ha superato addirittura i 12 milioni e mezzo. Per esempio, in una recente mostra in Via Ascanio, Giorgio Galli, che fra l’altro ha una manualità per “palati” raffinati, ha venduto tutto! L.: Non l’avremmo immaginato, con questa crisi… F.M.: In effetti è un discorso che riguarda l’”alto”, perché il mercato degli artisti minori, oggetto della scelta dei meno abbienti, è tutto bloccato. L.: Per finire, la prossima mostra? F.M.: E’ sulla Teogonia di Esiodo. Sarà una mostra fatta da un solo artista e ho già preparato il testo che ho consegnato ad Alfonso Mangone che ci sta lavorando sopra. Sarà itinerante anch’essa ma senza sovrapporsi a quella di Prévert, che si svolgerà in località diverse. |
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