La sindrome delle apnee ostruttive notturne, un "nemico"
subdolo e poco conosciuto
Intervista al Prof. Stefano Di Girolamo
É una patologia
di cui si è finora parlato poco e che colpisce circa 2 milioni di italiani, con
conseguenze anche fatali: è la
OSAS o la sindrome delle apnee ostruttive notturne. Il 2
luglio scorso l’Unione Europea ha emanato una Direttiva (ogni Stato dell’Unione
sarà obbligato a recepirla), che impone a circa 500 milioni di cittadini
europei una serie di test ed esami, volti a scongiurare la presenza di questa
malattia, per ottenere il rinnovo o conseguire il permesso di condurre moto o
autoveicoli. Infatti, oltre a danni cardiologici a lungo termine, la OSAS, provocando un cattivo
riposo notturno e quindi uno stato di sonnolenza diurna, si rivela un nemico
mortale per chi si mette alla guida sulle strade: secondo l’ACI, il 22% degli
incidenti è direttamente connesso a patologie respiratorie non diagnosticate
(in Italia soltanto il 3% dei casi di OSAS viene individuato).
Per conoscere
meglio questa malattia e misurare il suo impatto sociale, abbiamo incontrato Stefano
Di Girolamo, professore associato di otorinolaringoiatria dell’Università di
“Tor Vergata” e responsabile dell’Unità Operativa di audiologia e foniatria del
Policlinico della stessa Università romana.
Professore, lo scorso luglio la UE ha imposto nuove regole e
nuovi esami medici, in sede di rilascio e di rinnovo della patente, per il
controllo della OSAS, una patologia sconosciuta ai più. Ce ne vuole parlare?
La
OSAS,
o sindrome delle apnee ostruttive notturne, è una malattia, spesso non
diagnosticata ed evidentemente sottovalutata, che colpisce più della metà dei
soggetti russatori. Molte volte sono solo i partner ad accorgersene e sono loro
che fanno scattare il campanello d’allarme. Le persone affette da questa
sindrome non riescono ad avere un sonno ristoratore perché questo è costantemente
interrotto da micro risvegli incoscienti dovuti proprio alle apnee che si
susseguono durante la notte.
Alla OSAS è spesso associata la sonnolenza diurna
che, a sua volta, purtroppo è molte volte causa di incidenti stradali.
È vero, e questo
accade perché di fatto questa patologia non permette un sonno ristoratore. Il
soggetto affetto non è in grado di riposarsi durante la notte. Vi è una
riduzione delle fasi del sonno più profonde e specifiche del riposo, è come se
il soggetto facesse solo dei piccoli sonnellini e non un vero e proprio sonno.
Facile
comprendere come una notte “insonne” porti a un aumento della sonnolenza
durante il giorno. Capita a tutti, dopo aver dormito male, di essere affaticati
il giorno seguente, di desiderare di riposare e di avere un calo
dell’attenzione. Le persone affette da OSAS hanno costantemente questa
sensazione e, attività come guidare autoveicoli, studiare o fare lavori di
precisione, possono risentirne notevolmente. Per tutto ciò, sono completamente
d’accordo con la decisione appena presa dall’Unione Europea di imporre esami su
questa patologia per chi vuole ottenere la patente o rinnovarla.
Oltre ai danni che il soggetto affetto da OSAS può
causare a sé o agli altri guidando, a quali altri rischi è esposto chi è soggetto
a questa sindrome?
Da diverso tempo
ormai questa patologia è stata riconosciuta essere un fattore di rischio per
eventi cardiovascolari, parliamo di infarti o ictus. A livello cardiaco durante
le apnee vi è una attivazione del sistema ortosimpatico con conseguente
tachicardia, vasocostrizione e quindi aumento della fatica che il cuore deve
sostenere per garantire la normale circolazione. L’ipossigenzione dei tessuti
fa sì che vengano rilasciati radicali liberi e trasmettitori
dell’infiammazione. Non vanno poi dimenticate le conseguenze neuropsicologiche,
lavorative e sociali, associate a una frammentazione del sonno REM e quindi del
riposo.
Come si può diagnosticare questa patologia?
Il paziente deve
essere indirizzato presso un medico specialista che sappia riconoscere i
sintomi e guidare lo stesso paziente attraverso un adeguato iter terapeutico
che gli permetta di ottenere una diagnosi e quindi una giusta terapia. In
genere una accurata anamnesi, una valutazione dell’indice di massa corporea e
una successiva visita
otorinolaringoiatrica accurata e completa di fibrolaringoscopia, possono
orientare verso questa patologia e verso le cause della stessa.
Quali sono i sintomi principali?
Sono diversi e
il paziente deve essere aiutato a riconoscerli. Questi possono variare dal
semplice e fastidioso russamento alla sonnolenza dopo i pasti o al risveglio.
Ci può essere agitazione, disturbi della concentrazione, disturbi della memoria
e così via.
La visita dallo
specialista può essere completata dalla così detta “sleep endoscopy”, una
tecnica che consente di valutare ciò che avviene in effetti durante il sonno
quando si russa o si interrompe il respiro. Consiste in un semplice esame
endoscopico che si esegue durante il sonno indotto dall’anestesista mediante un
idoneo farmaco sedativo e consente di valutare con certezza il sito ostruttivo
responsabile dei rumori del russamento e delle apnee del sonno.
Fondamentali poi
nel completamento della diagnosi sono: la pulsossimetria, per il monitoraggio
della saturazione ematica di ossigeno e la frequenza cardiaca durante le ore di
sonno, la polisonnografia, per la valutazione dell’ipossia, identificare la
presenza di apnee o ipoapnee, il tipo, la durata e il numero delle apnee, la
presenza e il grado di russamento, l’attività cardiaca correlata agli eventi
pneumatici, la posizione del corpo, la presenza o meno di movimenti respiratori
toracici e addominali. Spesso è utile, se non fondamentale, anche una visita
collegiale con colleghi cardiologi, pneumologi, neurologi, endocrinologi. Tutto
questo ci fa capire quanto complicata, pericolosa e insidiosa sia questa
patologia.
Come la si può curare?
Dipende da dove si
colloca il problema. Le terapie sono diverse, e vanno dalla conosciuta c-pap,
un piccolo dispositivo che si attiva durante la notte e che permette di
introdurre aria a pressione positiva nelle vie aeree scongiurando l’ostruzione,
all’intervento chirurgico volto alla correzione del difetto che causa la
patologia. Anche qualora ci sia indicazione a rivolgersi alla chirurgia questa
deve essere pensata e studiata sul singolo paziente, sulla sua età, sulla
gravità della patologia, su eventuali patologie correlate.
In genere però la terapia medica rimane il primo approccio terapeutico.
Questo deve essere mirato ad un corretto
utilizzo di regole igienico-sanitarie volte a ridurre i fattori che favoriscono
la roncopatia. É importante una diminuzione di peso per ridurre i depositi di
tessuto adiposo nelle strutture della gola. Gli unici rimedi farmacologici che
mantengono una sia pur limitata efficacia sono quelli tesi a migliorare la
ventilazione nasale.
Esistono soggetti predisposti oppure questa sindrome
può colpire chiunque di noi?
Sicuramente
esistono soggetti predisposti. I maschi al di sopra dei trent’anni sono statisticamente
più a rischio. Le persone sovrappeso, quelle che fanno una vita particolarmente
sedentaria, l’utilizzo di alcolici, sonniferi, tabacco; se poi a questo sono
associati “difetti anatomici” la probabilità di sviluppare questa sindrome
aumenta. Ovviamente la medicina non è una scienza esatta e la OSAS potrebbe colpire anche
soggetti “insospettabili”.