Enrico Montesano - ". . . C'è qualche cosa in te . . ."
di Lorena Crisafulli
Tutto comincia nello scantinato di un
teatro. Nando è il custode del deposito dei costumi, della memoria di un palco
ormai vuoto, quello di Garinei e Giovannini e della commedia musicale italiana.
Lui vive lì, guardiano geloso di un passato che non c’è più. Con il suo merlo
nero, trascorre le giornate in un seminterrato che è ormai la sua casa, intima,
ma aperta a tutti.
Ed è proprio lì che, in un
andirivieni frettoloso, si alternano una misteriosa ragazza di nome Delia, un
avvocato rampante, un barista impacciato e gli operai di un cantiere appena inaugurato.
Cosa sta per accadere in quel luogo ricco di ricordi? A quanto pare, il teatro dovrà
lasciare il posto ad un centro commerciale e con esso spariranno i costumi dei
più significativi interpreti italiani. Come può Nando impedire che ciò accada?
In un susseguirsi di battute che richiamano l’attualità, dal semestre europeo
allo spread, dalla crisi alla disoccupazione, il custode ricorda la sua vita
nell’Italia di oggi e in quella di ieri: le sue vicende amorose, una certa
Adelina conosciuta tanto tempo prima e scomparsa in dolce attesa. Il pensiero
di una figlia mai conosciuta, eppure presente.
Immerso nei ricordi Nando decide: non
può rassegnarsi a quella sorte avversa e si opporrà con tutte le sue forze allo
sfratto, anche a costo d’incatenarsi e iniziare uno sciopero della fame! A
nulla varranno i tentativi del giovane avvocato, mandato dalla nuova presidenza
per agevolare la “buonuscita” del custode. I ricordi sono più forti di tutto il
resto.
Tra una riflessione e l’altra, la magia
del teatro riprende il sopravvento e i costumi si animano, colorando il
seminterrato di una nuova luce (quella della corrente è stata staccata!). Hanno
una strana energia quei vestiti e chiunque li indossi sembra trarne beneficio,
un vero e proprio talento artistico. Ballando e cantando come fosse Fred
Astaire, Nando, affiancato dalla bella Delia, con cui nasce una preziosa amicizia
(a dispetto di un inizio fatto di battibecchi e scaramucce) si rimpossessa
della scena. Mentre la ragazza, che porta il nome della grande Scala, si
scoprirà essere molto di più di quel che appare in un primo momento, diventando
un elemento risolutivo dell’intera vicenda.
Autore e regista dello spettacolo “. . .C’è
qualche cosa in te . . .”, Enrico Montesano riporta al Teatro Sistina di Roma alcune tra
le più belle canzoni della commedia musicale italiana, divertendo il pubblico
ma offrendogli anche spunti di riflessione. Accompagnato da giovani interpreti
e da un corpo di ballo all’altezza di musiche e coreografie, Nando-Montesano intrattiene
la sala tra sorprese e colpi di scena, ripercorrendo la storia del teatro,
attraverso i brani di alcuni dei più bravi autori italiani: Kramer, Rascel,
Mattone, Trovajoli, Garinei & Giovannini. È lo stesso custode a intonarle,
magicamente ispirato da giacche luminose che scendono dall’alto.
A spettacolo concluso, doveroso ma
non scontato il richiamo alla vicenda tragica di Parigi, quando gli attori
hanno mostrato tra gli applausi il cartello: “Je suis Charlie”, in segno di
cordoglio per la nota vicenda che ha sconvolto le democrazie di tutto il mondo.
Notturno di donna con ospiti
di Lorena Crisafulli
«Il “notturno” è un delirio onirico, e qui
dalla cronaca si passa a un contenuto molto più profondo. Adriana vive un
incubo paranoico e gli “ospiti” sono in realtà le proiezioni del suo inconscio:
i suoi sogni, i desideri repressi, i ricordi, l’eros... In una parola i suoi
persecutori: il quotidiano ordinario diventa così straordinario». (Giuliana De Sio, Corriere.it)
Adriana trascorre le sue serate distesa sul divano davanti alla tv. È la
programmazione
delle poche reti su cui riesce a sintonizzarsi
il televisore a scandire il palinsesto della sua serata. Ogni sera si ripete
uguale a se stessa. I bambini che dormono al piano di sopra, Michele, il marito,
che lavora la notte e rientra all’alba, di mestiere fa il metronotte. Il solo
svago che si concede Adriana è guardare la tv, appollaiata a ripassare
l’ennesima replica di un film andato in onda troppe volte. Solo la chiamata
della madre, che le racconta la giornata al cimitero a pulire la tomba del
padre, interrompe il flusso monotono del suo tempo.
Abita in un borgo lontano dalla città,
Adriana, immersa nella periferia dell’hinterland napoletano. La sua casa è
silenziosa. Soltanto la melodia di un pianoforte strimpellato dai vicini
irrompe nel silenzio di quelle pareti ovattate. Un suono che non riesce a
sopportare. Neanche lei che rincorre le voci della tv e del telefono per
trovare una compagnia alla sua profonda solitudine. Eppure apparentemente non le
manca nulla: un marito, un po’ scontroso e irruento sì ma che la desidera
ancora, due figli, i suoi amati figli per cui l’apprensione di madre non è mai
abbastanza.
Cosa turba il “notturno” della donna? Adriana
si piazza sul divano, sconsolata per non riuscire a vedere lo sceneggiato
preferito su Rai1. È napoletana, fiera, orgogliosa, apparentemente risoluta ma
tanto fragile. Lei che sognava sin da piccola di fare la maestra ma si ritrova
mamma e moglie insoddisfatta. E Michele, forse, lo ignora. Cosa vuole Adriana?
Come cerca di sfuggire a quella monotonia che sembra devastarla nel profondo?
La sua mente è popolata dagli spettri del
passato che, come un’irruzione molesta, a volte consolatoria, si affacciano
alla sua finestra. Il cerchio del passato sembra non essersi chiuso del tutto, gli
elementi che lo ricordano si ripresentano uno ad uno a risollevare questioni
irrisolte: la compagna di banco dispettosa, il primo fidanzato, la madre
ingombrante, la presenza-assenza del padre, gli amori mai dimenticati, quelli
sognati.
Ad un tratto, nelle sue oniriche allucinazioni
arriva il momento della verità, quello risolutorio, e in quell’istante
allucinazione e delirio si fondono in una realtà che non consente redenzioni da
risveglio. Lo strappo è reale, non è più sufficiente svegliarsi per uscire
dall’incubo.
In scena al Teatro Sala Umberto di Roma,
Giuliana De Sio dall’11 novembre al 30 novembre è Adriana nella pièce “Notturno
di donna con ospiti” dello scrittore napoletano Annibale Ruccello. Dopo vent’anni
l’attrice campana riporta a teatro la sua Medea, regalando al pubblico un’interpretazione
intensa, convincente, a tratti comica, ma profondamente drammatica. Insieme a
lei sul palco: Gino Curcione, Rosaria De Cicco, Luigi Iacuzio e Mimmo Esposito.
La regia è di Enrico Maria Lamanna.
Le pillole di Ercole
Curioso come la storia di
questa brillante commedia scritta nel 1904 risuoni così attuale dopo oltre un
secolo! Sarà perché certi argomenti, come l 'amore coniugale, la virilità, il
tradimento e gli equivoci della vita, non passano mai di moda! La vicenda si
svolge a Parigi ed i protagonisti sono due medici: uno di loro, per una banale
scommessa, sperimenta un potente ed afrodisiaco farmaco, le "Pillole di Ercole", ai danni
dell'altro, lo stimato Dr. Frontignan, marito fedelissimo ed integerrimo della
bella Angelica. La pillola trasforma l'ignaro medico in uno sfrenato latin
lover, la cui prima vittima è una delle consorti di un emiro in visita nella
capitale francese. Questi, per vendicarsi dell'oltraggio, minaccia di ucciderlo
se non gli lascerà trascorrere la notte proprio con la moglie Angelica.
Ma ecco che il suo amico medico Lavirette corre
in aiuto escogitando un piano ardimentoso: rimediare al guaio con una finta
consorte. Ma il caso vuole che la finta moglie sia la figlia del Colonnello
Buttiglione, paziente del Dr. Frontignan e la madre una nota ballerina di
cabaret ancora molto bella e briosa... Inizia così una serie di incidenti basati
sullo scambio di identità che regalano allo spettatore una miscela esplosiva,
esilarante e ricca di equivoci, confusioni e baruffe. Un grande successo,
ottenuto al teatro La Cometa di Roma per
questa commedia teatrale e culturale, ricca di passione ed entusiasmo molto
contagiosi per il pubblico.