Giovani, Media, Società: Come saremo domani?
“Oggigiorno, i nostri giovani amano il lusso, hanno un pessimo atteggiamento e disprezzano l'autorità: dimostrano poco rispetto per i loro superiori e preferiscono la conversazione insulsa all'impegno: I ragazzi sono ormai i despoti e noi i servi della casa; non si alzano più quando qualcuno entra; non rispettano i genitori, conversano tra di loro quando sono in compagnia di adulti, divorano il cibo e tirannizzano i propri insegnanti". Queste affermazioni, che potrebbero essere davvero attuali, risalgono a "SOCRATE" - IV secolo - A.C.
Si potrà convenire che considerazioni analoghe a quelle fatte da Socrate, oggi si possono ascoltare comunemente, dimostrando che esse non sono frutto esclusivo della nostra epoca ma che al contrario si sono ripetute nel corso dei secoli. Tuttavia, la storia dell’umanità ha potuto contare sui
giovani per progredire, sulle loro energie ideative e sulla loro costante azione innovatrice della società. Gli illustri scienziati, artisti, letterati, statisti di tutte le epoche che l’umanità ha avuto la fortuna di conoscere, debbono pur essere stati anche loro parte di quella gioventù che le generazioni più “mature” non esistano a “bollare” come a suo tempo ha fatto il grande filosofo greco. Ammettendo che esiste un “conflitto generazionale” più o meno accentuato o perlomeno una percezione falsata del mondo giovanile che si
ripropone ciclicamente con affermazioni generiche ed opinioni preconcette, possiamo anche affermare
che esse sono, evidentemente, un luogo comune, un modo superficiale per liquidare l’argomento. Per dibattere sul tema della condizione giovanile, di come i giovani si rapportano con i media e verso quale società stiamo andando, gli studiosi della materia sociale e i sociologi in particolare, non possono però non fare
riferimento a studi analitici e dati statistici di oggettiva interpretazione. Per studiare e definire i comportamenti di una categoria sociale, come quella dei giovani e del loro rapporto con i Media, ad esempio, non possiamo non ricorrere agli strumenti che ci mette a disposizione la ricerca sociale anche se le variabili in campo e le modificazioni dei modelli di riferimento che intervengono continuamente non consentono univoche e durature
determinazioni del fenomeno. Lo sforzo in ogni caso deve essere quello che ci propone Emile Durkeim quando dice: “Studia i fatti sociali come cose!”riferendosi al fatto che se la sociologia deve considerarsi una disciplina scientifica allora deve studiare i fatti sociali con gli stessi metodi con cui si studiano i fenomeni scientifici.
Eppure assistiamo spesso, purtroppo, sui temi di natura sociale, a dibattiti televisivi e radiofonici con panel di partecipanti quasi mai qualificati che esprimono posizioni e apprezzamenti personali. Anche la stampa è su questa linea, infatti è facile leggere articoli dove chi scrive rappresenta una sua idea, una sua opinione,
seppur rispettabile ma che raramente trae spunto da dati oggettivi. In merito ai giovani e al loro rapporto attuale con i media, potremmo dire semplificando che esso si basa su almeno tre parametri innegabili: la velocità dell’informazione, l’autodeterminazione del palinsesto, l’interattività.
Ricerche condotte da enti di ricerca sociale e da varie università nazionali ed estere (terzo rapporto CENSIS sulla comunicazione in Italia, Università cattolica del Sacro Cuore di Milano, Mario Morcellini in “capire il legame Giovani e media”-atti del Convegno Internazionale Infanzia e Società Roma novembre 2005), indicano con chiarezza che i giovani hanno oggi un approccio assai diverso dal passato rispetto ai media tradizionali quali la radio, la televisione, la stampa quotidiana, media che stanno progressivamente abbandonando a favore del personal computer. I dati che emergono dalle ricerche, sono utili a chi si muove professionalmente nel settore dei Mass-media e necessari quando si voglia affinare strategie editoriali o di marketing pubblicitario. Il sistema della comunicazione, al pari di altri sistemi sociali, non è certo estraneo ai processi di innovazione culturale e sociale, anzi, ne è quasi sempre il detonatore. Del resto Niklas Luhmann ci ricorda che i sistemi sociali esistono e si sviluppano soltanto attraverso la continua comunicazione.
I Giovani, emerge dalle ricerche, stanno passando da una fruizione dei mezzi di comunicazione sociale di tipo“generalista e di flusso” ad un progressivo spostamento verso l’opzione di scelta personalizzata, meglio se
supportata dalla possibilità interattiva, per giungere alla costruzione di un “palinsesto personalizzato” attraverso lo schermo del computer, quello che Giuseppe Gnagnarella nel suo ultimo libro”Storia Politica della RAI” definisce come un “nuovo egoismo individuale”. Se fino a qualche anno fa “i giovani del muretto”
facevano comitiva e si incontravano in piazzetta, oggi si frequentano e restano in contatto con i social network. Certamente la rete è uno strumento comodo, specialmente in quelle realtà di provincia dove incontrarsi fisicamente nella giornata può essere difficile, resta il problema relativo ad un uso”patologicamente
esagerato”. Attraverso la rete si accetta il contatto amicale e sociale ma in modo “asettico e superficiale”, poco coinvolgente. Come si fa del resto a considerare “amici”nel senso stretto della parola, con tutte le implicazioni che conosciamo bene quando ci riferiamo al sentimento amicale, le centinaia e centinaia di contatti Facebook che molti possono “vantare”?
La tecnologia procede autonomamente proponendo nuove abitudini d’uso e consumo e se fino a qualche anno fa i giovani giocavano con il “meccano”, con le “costruzioni Lego” ed al “piccolo chimico”, oggi giocano al “piccolo editore” , si cimentano con la produzione di filmati da inserire su YouTube o scrivendo sul loro Blog personale, magari uno dei sei miliardi di blogs attivi in rete, dove nessuno con tutta probabilità andrà mai a
leggere e commentare nulla. Ciò però avviene non senza contraddizioni: da una parte i giovani affermano di non essere interessati ai programmi televisivi con particolare riferimento ai cosiddetti programmi trash, mentre contemporaneamente anelano ad essere visibili in rete per “esistere” e non hanno remore pur di conquistare la loro “audience” nel proporre i video shock di corse dissennate di moto contromano o le immagini riprese con il telefonino delle percosse al compagno down. Una ulteriore contraddizione è quella relativa alla
richiesta di gratuità dei contenuti presenti in rete. Se da una parte i giovani rivendicano la libertà democratica di scaricare musica e filmati senza oneri economici e di fare download free di software e documenti, dall’altra sono essi stessi a subire una progressiva desertificazione della produzione culturale che non trova al momento
ancora adeguate garanzie di tutela del frutto dell’ingegno e della creatività e quindi nessun interesse di sostanza da parte, ad esempio, di autori e musicisti. Il rischio è quindi, quello di disporre comodamente dei
tanti contenuti esistenti in rete ma di non goderne di nuovi. I giovani navigano e rimestano tra le retrospettive, ripropongono il passato ma non aggiungono novità a quanto già disponibile. Il rapporto tra i giovani e i media rischia quindi di essere in chiave culturalmente involutiva e non evolutiva come dovrebbe essere. Il passato è tradizionalmente un bene rifugio, di per sé più rassicurante, rispetto allo scegliere di affrontare progetti per il futuro, così ambiguo ed imperscrutabile, specialmente in un periodo di crisi economico e sociale come quello che stiamo attraversando. In realtà c’è bisogno di una nuova progettualità sociale per riportare i giovani ad avere un sogno, uno scopo, una passione, anche se non è certo facile convincerli che sia in generale più opportuno studiare ed impegnarsi in un onesto lavoro piuttosto che inseguire il successo del “tronista“ o della “Velina”. Reso noto proprio in questi giorni, il rapporto Istat 2010 fotografa infatti una gioventù apatica, senza passioni, che non studia, non ha lavoro e nemmeno lo cerca.
Ritorna prepotente l’appellativo“Bamboccione” per quelli che, intervistati affermano di non avere tra le loro priorità lo svincolo dalla famiglia di origine. Questa realtà appare discordante da quanto invece si rileva riguardo la tendenza nell’uso dei media che indicherebbe al contrario nei giovani la voglia di indipendenza e autonomia di scelta. Viene da pensare allora che non si tratti di una libera scelta, bensì di isolamento e di apatia nei confronti delle naturali sfide alle quali i giovani debbono tendere. Loro malgrado i giovani gettano la spugna prima di iniziare il combattimento sapendo che le regole del gioco o non ci sono o sono truccate. Credo che, in ogni caso, fatti salvi i dati statistici a cui fare doveroso riferimento, sia però necessario non generalizzare il rapporto tra i giovani e media e ancor più il riflesso che queste abitudini possano avere
sulla società futura. I giovani d’oggi sono né più e né meno i giov
Si potrà convenire che considerazioni analoghe a quelle fatte da Socrate, oggi si possono ascoltare comunemente, dimostrando che esse non sono frutto esclusivo della nostra epoca ma che al contrario si sono ripetute nel corso dei secoli. Tuttavia, la storia dell’umanità ha potuto contare sui
giovani per progredire, sulle loro energie ideative e sulla loro costante azione innovatrice della società. Gli illustri scienziati, artisti, letterati, statisti di tutte le epoche che l’umanità ha avuto la fortuna di conoscere, debbono pur essere stati anche loro parte di quella gioventù che le generazioni più “mature” non esistano a “bollare” come a suo tempo ha fatto il grande filosofo greco. Ammettendo che esiste un “conflitto generazionale” più o meno accentuato o perlomeno una percezione falsata del mondo giovanile che si
ripropone ciclicamente con affermazioni generiche ed opinioni preconcette, possiamo anche affermare
che esse sono, evidentemente, un luogo comune, un modo superficiale per liquidare l’argomento. Per dibattere sul tema della condizione giovanile, di come i giovani si rapportano con i media e verso quale società stiamo andando, gli studiosi della materia sociale e i sociologi in particolare, non possono però non fare
riferimento a studi analitici e dati statistici di oggettiva interpretazione. Per studiare e definire i comportamenti di una categoria sociale, come quella dei giovani e del loro rapporto con i Media, ad esempio, non possiamo non ricorrere agli strumenti che ci mette a disposizione la ricerca sociale anche se le variabili in campo e le modificazioni dei modelli di riferimento che intervengono continuamente non consentono univoche e durature
determinazioni del fenomeno. Lo sforzo in ogni caso deve essere quello che ci propone Emile Durkeim quando dice: “Studia i fatti sociali come cose!”riferendosi al fatto che se la sociologia deve considerarsi una disciplina scientifica allora deve studiare i fatti sociali con gli stessi metodi con cui si studiano i fenomeni scientifici.
Eppure assistiamo spesso, purtroppo, sui temi di natura sociale, a dibattiti televisivi e radiofonici con panel di partecipanti quasi mai qualificati che esprimono posizioni e apprezzamenti personali. Anche la stampa è su questa linea, infatti è facile leggere articoli dove chi scrive rappresenta una sua idea, una sua opinione,
seppur rispettabile ma che raramente trae spunto da dati oggettivi. In merito ai giovani e al loro rapporto attuale con i media, potremmo dire semplificando che esso si basa su almeno tre parametri innegabili: la velocità dell’informazione, l’autodeterminazione del palinsesto, l’interattività.
Ricerche condotte da enti di ricerca sociale e da varie università nazionali ed estere (terzo rapporto CENSIS sulla comunicazione in Italia, Università cattolica del Sacro Cuore di Milano, Mario Morcellini in “capire il legame Giovani e media”-atti del Convegno Internazionale Infanzia e Società Roma novembre 2005), indicano con chiarezza che i giovani hanno oggi un approccio assai diverso dal passato rispetto ai media tradizionali quali la radio, la televisione, la stampa quotidiana, media che stanno progressivamente abbandonando a favore del personal computer. I dati che emergono dalle ricerche, sono utili a chi si muove professionalmente nel settore dei Mass-media e necessari quando si voglia affinare strategie editoriali o di marketing pubblicitario. Il sistema della comunicazione, al pari di altri sistemi sociali, non è certo estraneo ai processi di innovazione culturale e sociale, anzi, ne è quasi sempre il detonatore. Del resto Niklas Luhmann ci ricorda che i sistemi sociali esistono e si sviluppano soltanto attraverso la continua comunicazione.
I Giovani, emerge dalle ricerche, stanno passando da una fruizione dei mezzi di comunicazione sociale di tipo“generalista e di flusso” ad un progressivo spostamento verso l’opzione di scelta personalizzata, meglio se
supportata dalla possibilità interattiva, per giungere alla costruzione di un “palinsesto personalizzato” attraverso lo schermo del computer, quello che Giuseppe Gnagnarella nel suo ultimo libro”Storia Politica della RAI” definisce come un “nuovo egoismo individuale”. Se fino a qualche anno fa “i giovani del muretto”
facevano comitiva e si incontravano in piazzetta, oggi si frequentano e restano in contatto con i social network. Certamente la rete è uno strumento comodo, specialmente in quelle realtà di provincia dove incontrarsi fisicamente nella giornata può essere difficile, resta il problema relativo ad un uso”patologicamente
esagerato”. Attraverso la rete si accetta il contatto amicale e sociale ma in modo “asettico e superficiale”, poco coinvolgente. Come si fa del resto a considerare “amici”nel senso stretto della parola, con tutte le implicazioni che conosciamo bene quando ci riferiamo al sentimento amicale, le centinaia e centinaia di contatti Facebook che molti possono “vantare”?
La tecnologia procede autonomamente proponendo nuove abitudini d’uso e consumo e se fino a qualche anno fa i giovani giocavano con il “meccano”, con le “costruzioni Lego” ed al “piccolo chimico”, oggi giocano al “piccolo editore” , si cimentano con la produzione di filmati da inserire su YouTube o scrivendo sul loro Blog personale, magari uno dei sei miliardi di blogs attivi in rete, dove nessuno con tutta probabilità andrà mai a
leggere e commentare nulla. Ciò però avviene non senza contraddizioni: da una parte i giovani affermano di non essere interessati ai programmi televisivi con particolare riferimento ai cosiddetti programmi trash, mentre contemporaneamente anelano ad essere visibili in rete per “esistere” e non hanno remore pur di conquistare la loro “audience” nel proporre i video shock di corse dissennate di moto contromano o le immagini riprese con il telefonino delle percosse al compagno down. Una ulteriore contraddizione è quella relativa alla
richiesta di gratuità dei contenuti presenti in rete. Se da una parte i giovani rivendicano la libertà democratica di scaricare musica e filmati senza oneri economici e di fare download free di software e documenti, dall’altra sono essi stessi a subire una progressiva desertificazione della produzione culturale che non trova al momento
ancora adeguate garanzie di tutela del frutto dell’ingegno e della creatività e quindi nessun interesse di sostanza da parte, ad esempio, di autori e musicisti. Il rischio è quindi, quello di disporre comodamente dei
tanti contenuti esistenti in rete ma di non goderne di nuovi. I giovani navigano e rimestano tra le retrospettive, ripropongono il passato ma non aggiungono novità a quanto già disponibile. Il rapporto tra i giovani e i media rischia quindi di essere in chiave culturalmente involutiva e non evolutiva come dovrebbe essere. Il passato è tradizionalmente un bene rifugio, di per sé più rassicurante, rispetto allo scegliere di affrontare progetti per il futuro, così ambiguo ed imperscrutabile, specialmente in un periodo di crisi economico e sociale come quello che stiamo attraversando. In realtà c’è bisogno di una nuova progettualità sociale per riportare i giovani ad avere un sogno, uno scopo, una passione, anche se non è certo facile convincerli che sia in generale più opportuno studiare ed impegnarsi in un onesto lavoro piuttosto che inseguire il successo del “tronista“ o della “Velina”. Reso noto proprio in questi giorni, il rapporto Istat 2010 fotografa infatti una gioventù apatica, senza passioni, che non studia, non ha lavoro e nemmeno lo cerca.
Ritorna prepotente l’appellativo“Bamboccione” per quelli che, intervistati affermano di non avere tra le loro priorità lo svincolo dalla famiglia di origine. Questa realtà appare discordante da quanto invece si rileva riguardo la tendenza nell’uso dei media che indicherebbe al contrario nei giovani la voglia di indipendenza e autonomia di scelta. Viene da pensare allora che non si tratti di una libera scelta, bensì di isolamento e di apatia nei confronti delle naturali sfide alle quali i giovani debbono tendere. Loro malgrado i giovani gettano la spugna prima di iniziare il combattimento sapendo che le regole del gioco o non ci sono o sono truccate. Credo che, in ogni caso, fatti salvi i dati statistici a cui fare doveroso riferimento, sia però necessario non generalizzare il rapporto tra i giovani e media e ancor più il riflesso che queste abitudini possano avere
sulla società futura. I giovani d’oggi sono né più e né meno i giov
I giovani ed i Social Network
Ormai è una presenza fissa quella dei nuovi media nelle vite degli adolescenti,si entra in contatto con questi già in tenera età grazie ai nuovissimi cellulari che oltre a chiamare e mandare messaggi danno la possibilità di connettersi e navigare.
Le “App” sono ormai all'ordine del giorno ed il modo di comunicare sta cambiando totalmente,sopratutto nel mondo degli adolescenti fortemente predisposto a queste nuove tecnologie. Nasce così un forte rapporto tra i giovani ed il mondo digitale che oggigiorno è sempre più sviluppato,i nuovi media infatti si possono trovare ovunque producendo così notevoli conseguenze nelle nostre vite. Questi mezzi sono facilmente reperibili come per esempio gli “Smartphone” che sono in mano a bambini anche al di sotto dei 10 anni ed oltretutto questi nuovi media hanno la caratteristica di non essere solo “oggetti in sé” ma sono veri e propri “integratori sociali”che cambiano il nostro modo di relazionarci con il mondo.
Cambiamento essenziale, per le comunicazioni giovanili, è stata la nascita dei “Social Network” più importante fra tutti “Facebook”. “Facebook” venne creato nel 2004 da Mark Zuckemberg ed oggi giorno vanta più di 840 milioni di utenti attivi,e tra questi oltre 7 milioni hanno meno di 13 anni. E' palese quindi che il modo di interagire è notevolmente cambiato,non si tratta più solamente di una comunicazione “faccia a faccia” ma anzi questa si è trasformata in una comunicazione mediata dal computer, purtroppo infatti la maggior parte di noi oggi si nasconde dietro ad uno schermo. I “Social Network” hanno cambiato le nostre vite, ciò che viene fatto nel web si trasforma per gli adolescenti in esperienza, esperienza da considerare uguale a quelle della vita reale, sul web i giovani trovano uno spazio dove stringere amicizie,mantenere quelle già consolidate e magari anche confrontarsi. Da recenti ricerche si scopre che 7 giovani su 10 posseggono un profilo,e oltre che “messaggiare” l'attività che viene svolta principalmente è guardare i profili degli “amici” ma molto spesso questi si rivelano persone sconosciute o che a malapena salutiamo per strada. L'assurdo di questi “Social Network” è infatti proprio questo,si entra in contatto con persone con le quali nella vita reale non avremmo nessun tipo di contatto. Oltre queste “pseudo - amicizie” un altro dato preoccupante è quello che questi media sottraggono tempo alle nostre attività quotidiane,si stima infatti che gli adolescenti passano in media circa 2 ore al giorno su Facebook, togliendo tempo allo studio o ai veri rapporti interpersonali come le chiamate o gli incontri con le altre persone,si preferisce rimanere connessi piuttosto che interagire con il mondo esterno. Si può quindi affermare che i “Social Network” hanno invaso le nostre vite “colonizzando” spazi e tempi che prima venivano dedicati ad altro. Ulteriore rischio di questo mondo virtuale è la violazione della privacy,i profili dei più giovani sono infatti spesso visitabili da chiunque mostrando perciò al mondo intero foto,abitudini e pensieri ma spesso purtroppo i giovani sono ignari della pericolosità di questo fenomeno. Ma Facebook non ha portato con sé solo aspetti negativi,esistono infatti molteplici aspetti positivi nati grazie a questo mezzo. Grazie alle “ricerche” che si possono effettuare possiamo ritrovare amici con i quali magari si erano allentati o persi i rapporti. C'è sempre la possibilità di scambiare “quattro chiacchiere” con qualcuno o magari farci due risate leggendo i post che vengono pubblicati dagli altri. E poi diciamocelo,a chi è che non piace farsi gli affari degli altri?! Incuriosisce tutti guardare qualche foto o leggere qualche nota,ma d'altro canto queste vengono “postate” apposta,ognuno vuole cercare di creare un'immagine di sé il più possibile positiva,i nostri profili sono diventati infatti le nuove vetrine.
di Flavia Ghelli
Le “App” sono ormai all'ordine del giorno ed il modo di comunicare sta cambiando totalmente,sopratutto nel mondo degli adolescenti fortemente predisposto a queste nuove tecnologie. Nasce così un forte rapporto tra i giovani ed il mondo digitale che oggigiorno è sempre più sviluppato,i nuovi media infatti si possono trovare ovunque producendo così notevoli conseguenze nelle nostre vite. Questi mezzi sono facilmente reperibili come per esempio gli “Smartphone” che sono in mano a bambini anche al di sotto dei 10 anni ed oltretutto questi nuovi media hanno la caratteristica di non essere solo “oggetti in sé” ma sono veri e propri “integratori sociali”che cambiano il nostro modo di relazionarci con il mondo.
Cambiamento essenziale, per le comunicazioni giovanili, è stata la nascita dei “Social Network” più importante fra tutti “Facebook”. “Facebook” venne creato nel 2004 da Mark Zuckemberg ed oggi giorno vanta più di 840 milioni di utenti attivi,e tra questi oltre 7 milioni hanno meno di 13 anni. E' palese quindi che il modo di interagire è notevolmente cambiato,non si tratta più solamente di una comunicazione “faccia a faccia” ma anzi questa si è trasformata in una comunicazione mediata dal computer, purtroppo infatti la maggior parte di noi oggi si nasconde dietro ad uno schermo. I “Social Network” hanno cambiato le nostre vite, ciò che viene fatto nel web si trasforma per gli adolescenti in esperienza, esperienza da considerare uguale a quelle della vita reale, sul web i giovani trovano uno spazio dove stringere amicizie,mantenere quelle già consolidate e magari anche confrontarsi. Da recenti ricerche si scopre che 7 giovani su 10 posseggono un profilo,e oltre che “messaggiare” l'attività che viene svolta principalmente è guardare i profili degli “amici” ma molto spesso questi si rivelano persone sconosciute o che a malapena salutiamo per strada. L'assurdo di questi “Social Network” è infatti proprio questo,si entra in contatto con persone con le quali nella vita reale non avremmo nessun tipo di contatto. Oltre queste “pseudo - amicizie” un altro dato preoccupante è quello che questi media sottraggono tempo alle nostre attività quotidiane,si stima infatti che gli adolescenti passano in media circa 2 ore al giorno su Facebook, togliendo tempo allo studio o ai veri rapporti interpersonali come le chiamate o gli incontri con le altre persone,si preferisce rimanere connessi piuttosto che interagire con il mondo esterno. Si può quindi affermare che i “Social Network” hanno invaso le nostre vite “colonizzando” spazi e tempi che prima venivano dedicati ad altro. Ulteriore rischio di questo mondo virtuale è la violazione della privacy,i profili dei più giovani sono infatti spesso visitabili da chiunque mostrando perciò al mondo intero foto,abitudini e pensieri ma spesso purtroppo i giovani sono ignari della pericolosità di questo fenomeno. Ma Facebook non ha portato con sé solo aspetti negativi,esistono infatti molteplici aspetti positivi nati grazie a questo mezzo. Grazie alle “ricerche” che si possono effettuare possiamo ritrovare amici con i quali magari si erano allentati o persi i rapporti. C'è sempre la possibilità di scambiare “quattro chiacchiere” con qualcuno o magari farci due risate leggendo i post che vengono pubblicati dagli altri. E poi diciamocelo,a chi è che non piace farsi gli affari degli altri?! Incuriosisce tutti guardare qualche foto o leggere qualche nota,ma d'altro canto queste vengono “postate” apposta,ognuno vuole cercare di creare un'immagine di sé il più possibile positiva,i nostri profili sono diventati infatti le nuove vetrine.
di Flavia Ghelli