LiberNews
  • Contatti
  • Nuova pagina

VENUTO AL MONDO (col vostro permesso)

di Maurizio Oliviero

Immagine
Un bimbo appena venuto al mondo, abbandonato in una specie di discarica, è morto dopo cinque giorni di agonia, proprio quando, ormai ritrovato, si era cominciato a far di tutto per consentirgli di mantenere il suo posto duramente conquistato fra noi. Una storia molto triste e purtroppo non rara, pronta a creare nella massa, solidale come sempre al più debole, sdegno e rabbia verso l’artefice del fatto, ovvero la madre. In noi ha creato altro, oltre alla normale pena per le sofferenze e la fine di una creatura innocente.  Non conosciamo quella donna, ovviamente, ma proviamo verso di lei non rabbia ma una grande pietà.

Il problema della rinuncia alla maternità crediamo che abbia interessato, prima o dopo, la maggioranza delle persone al mondo. “Tenere” o meno un bambino appena concepito è un dubbio che ha istintivamente assalito per un attimo chiunque, visto l’enorme cambiamento di vita che un nuovo figlio comporta. La cosa che ci lascia sbalorditi, però, è la convinzione (errata) che portare avanti o meno una gravidanza sia un affare che riguarda gli adulti e non la persona in arrivo: essi possono decidere a seconda delle loro possibilità sociali e specialmente economiche e lo stato, più sensibile a queste problematiche che a quelle umane, agevola l’”azione di rinuncia” con un’apposita legge sull’aborto che ignora totalmente i diritti di chi sta venendo al mondo. Che l’aborto sia legale fino a 12 settimane come in Italia o addirittura fino a 24 come in Gran Bretagna, secondo noi cambia poco.

Premettiamo di essere laici e che con quest’articolo non vogliamo far cambiare idea a nessuno, ammesso che sia possibile. Ma non possiamo accettare che si parli di feti come se si tratti di tumori benigni, vitali ma non persone. I feti al contrario sono veri (piccoli) esseri umani, e per di più hanno tutta la vita davanti. Eliminare un feto è un‘azione equivalente ad eliminare un adulto. Continuiamo pure a fare aborti legalmente, ma non possiamo ignorare questa realtà inconfutabile eppure contestata quasi universalmente.

Attraverso varie  testimonianze (giovani e anziani, colti e no, uomini e donne), infatti, abbiamo assodato il pensiero comune sull’argomento: un feto viene quasi da tutti considerato diverso da un bambino perché non ancora formato, specialmente nei primi tre mesi. Quindi con un sillogismo su questa convinzione si potrebbe affermare che la vita di un bambino di dieci anni non vale quanto quella di un adulto perché non ha ancora la barba. Invece non c’è nessuna differenza tra un feto e un bambino, salvo… l’età! Una persona è perfettamente definita nel momento del concepimento e, se fosse facile individuarlo, dovrebbe essere proprio quello il giorno da festeggiare come compleanno. La venuta al mondo avviene allora, infatti, e non con il parto, che secondo noi ha il semplice valore di un’alzata di sipario. Purtroppo nemmeno uno ha condiviso queste affermazioni, come se fossero una nostra idea e non lo stato di fatto.  E’ un paradosso,  perché la gente ama i bambini e darebbe la vita per i propri figli, ma è incapace di farlo… prima di averli visti con i propri occhi! Come se un uomo divenuto padre mentre è all’estero non si sentisse tale finché non ha visto materialmente il bambino. A noi sembra un limite di tipo infantile.

Di fatto, tornando alla nostra disgraziata madre, lei rischia l’ergastolo per non essere riuscita ad abortire in tempo, forse per ignoranza, certamente per la sua sventurata situazione, magari anche di oppressione e violenza, visto l’epilogo, mentre le tante che hanno potuto farlo (e forse sono le prime a condannarla) sono ricorse in gran parte a strutture pubbliche. In poche parole, per un risultato identico (la morte di un piccolo essere umano) ad una madre viene comminato forse l’ergastolo, ad un’altra viene dato un aiuto. E, paradossalmente, viene condannata proprio quella che al piccolo aveva dato comunque una chance, lasciandolo vivo al suo destino.

Ci sarebbe da fare un’ultima considerazione, che accenniamo ma tratteremo meglio un’altra volta: se il piccolo fosse stato trovato prima e si fosse salvato, l’accusa sarebbe stata di abbandono di minore mentre, essendo successo il peggio, diventa di omicidio volontario. Eppure l’azione della mamma è stata la stessa.

A volte ci viene da pensare che la mancanza di obiettività di cui accusiamo (a ragione) molti popoli che si macchiano di efferati crimini con scuse goffamente morali, forse nemmeno noi l’abbiamo persa del tutto…



ARTICOLI PRECEDENTI
ultimi temi trattati

Immagine
Immagine
Immagine
Immagine
Immagine
Immagine
Powered by Create your own unique website with customizable templates.