Il sollucchero dell'alligatore
di Stefano Torossi
Smentiamo vigorosamente le voci che danno facebook come
sentina di trucchi e madre di tutte le balle. E’ invece una fucina di
informazioni. Proprio oggi leggiamo una fondamentale
notizia che dovrebbe interessare sia gli zoologi sia i musicisti (e anche noi, purché
curiosi, naturalmente).
Jeff Klinkenberg, un giornalista americano che da anni studia gli alligatori della Florida, nel riascoltare per la centesima volta il profondo ribollente muggito con cui nella stagione degli accoppiamenti i maschi chiamano le femmine, ha avuto una pensata. Per cominciare, diapason alla mano, ha determinato che il muggito dei lucertoloni è un si bemolle profondo. Uguale per tutti; naturalmente con qualche piccola variazione di timbro: nessuno rinuncia a fare il solista se può, specialmente in occasione di un fidanzamento. Poi si è trattato di passare all’esperimento: riprodurre artificialmente il richiamo e vedere se funzionava. Un organo sarebbe andato bene, solo che per il trasporto c’era qualche difficoltà. Idea: Jeff telefona all’amico Bill Bickleson, affermato solista di basso tuba nella locale orchestra, il quale decide, anche se con qualche perplessità, di mettersi in spalla lo strumento e scendere in palude. E chi avrebbe rifiutato? Detto fatto, si piazza sull’imbarcadero, piedi a penzoloni e tuba imbracciata, e si mette a sparare, con una certa fatica perché non è una nota facile, una raffica di si bemolle bassi. Successo: decine di alligatori, per l’appunto in sollucchero, affiorano nello stagno in cerca della compagna evocata. Ci rimangono male perché invece di un’alligatrice (si dirà così?) c’è un musico spernacchiante al quale, per la delusione e conseguente desiderio di vendetta, i rettili tentano di strappare a morsi i piedi. Ma l’esperimento è riuscito. Potenza del si bemolle. Qualche amico tubista ce l’abbiamo anche noi. In mancanza di paludi infestate dagli alligatori dalle nostre parti, potremmo suggerirgli di andare al rettilario dello zoo con lo strumento, suonarlo, vedere l’effetto che fa, e poi prudentemente darsela a gambe (più per paura dei custodi che degli animali). Solo che non sappiamo quando è la stagione degli accoppiamenti. |
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