PRODUZIONE: CI SALVERA' IL LUSSO?
Il
“Moteur”, l’Emilia, la Ferrari, la Maserati e la Lamborghini. Il riscatto del
“lusso” e di una tradizione che non ha eguali al mondo: automobili da sogno.
In uno scenario che non esito a definire cupo per il mondo automobilistico italiano, per fortuna che c’è un pugno di operai, di ingegneri, di bravi manager, concentrati nel raggio di 30 km in quell’epicentro della creatività motoristica che è Modena, che riesce a riscattare un’industria che è avviata mestamente al declino. Tre nomi che ci invidiano in tutto il mondo. Vero, la Lamborghini è da qualche anno in mano tedesca, ma quello che conta è che produce in Italia, con maestranze italiane. Ferrari, Maserati e Lamborghini insieme, nel 2012 hanno prodotto oltre 18 mila vetture. E parliamo di vetture che costano dai centomila euro in su, per un fatturato che vola ben oltre i due miliardi di euro. Un valore che equivale a 250.000 utilitarie. Per di più si tratta di prodotti che in gran parte vengono venduti all’estero, con gran beneficio per la nostra bilancia dei pagamenti. La Ferrari, partita dagli 83 pezzi prodotti nel 1951, è andata via via crescendo, fino a sorpassare per la prima volta nel 1971 il traguardo delle mille unità prodotte (1.246). Nel 1979 supera la soglia dei 2.000 pezzi, concludendo l’anno a quota 2.308. Nel 1985 raggiunge quello che sembrava impossibile: i 3.000 pezzi l’anno. Dopo soli cinque anni, nel 1990, anche il traguardo dei 4.000 è superato, e nel 1991 è record con 4.589 Ferrari uscite dagli stabilimenti di Maranello. Nel giro di due anni la crisi ridusse la produzione appena sopra le 2.000 vetture, per poi riprendere una crescita inesorabile, che ha portato al record 2012 con oltre 7.600 vetture. Nel 2013 la Ferrari ha volutamente mantenuto la produzione sotto la soglia delle 7.000 unità, questo per preservare il valore delle vetture anche nel tempo. Ciò nonostante sono cresciuti utili e fatturato, tanto che la società ha distribuito a fine anno un bonus ai dipendenti di 4.096 euro La Maserati fino alla fine degli anni sessanta, quanto a volumi produttivi, viaggiava in parallelo alla Ferrari. Allora, erano acerrime concorrenti pur proponendo ognuna un proprio modo originale di intendere quelle che allora venivano chiamate le gran turismo sportive. Negli anni ottanta, sotto la gestione De Tomaso, il boom con la commercializzazione della “piccola” 2000 biturbo. Nel 1984 fu record con 6.184 pezzi, ma era un record effimero. Ben presto vennero al pettine tutti i nodi di una produzione che fra l’altro non garantì mai l’affidabilità che ci si aspettava da una vettura di pregio. Nel 1993 la Maserati viene ceduta al gruppo Fiat, nella cui orbita è tutt’ora. Dal 1998 la produzione torna a salire vertiginosamente, grazie anche alla bellissima 4 porte. Una crescita notevole, che arriva al suo apice nel 2008 quando la produzione passa le 9.000 unità annue (9.292) per poi tornare nel 2012 sopra i 6.000 pezzi. La Lamborghini, da sempre su numeri più bassi della concorrenza, ha avuto una vita più travagliata. Nel 1987 la famiglia del fondatore Ferruccio Lamborghini passò la mano alla Chrysler, che a sua volta la cedette nel 1994 a un gruppo indonesiano. Ma è nel 1998 che la casa bolognese viene rilanciata in pieno, grazie alla nuova proprietà, la Volkswagen. I risultati non tardano ad arrivare. Da poco più di 200 pezzi la produzione vola a oltre 1.000 unità l’anno fino a toccare le 2.567 nel 2007. Silvano Di Giovanni |
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